Violenze in Siria, saranno inviati 300 militari Onu per sorvegliare il cessate il fuoco. Ma sono disarmati
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione che porta fino a 300 il numero di osservatori che saranno inviati in Siria per monitorare il cessate il fuoco previsto dal piano di pace dell’inviato di Onu e Lega Araba, Kofi Annan.
Dal documento approvato a New York trapela tuttavia scetticismo sulla riuscita del cessate il fuoco. Si precisa infatti come sia “evidentemente incompleta” la cessazione delle violenze e si chiarisce che l’invio degli osservatori avverrà solo se il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, riterrà che sia sicuro per loro recarsi in Siria, anche sulla base del “consolidamento del cessate il fuoco”.
La risoluzione, frutto di un compromesso tra Russia e paesi europei, non contempla l’ipotesi di nuove sanzioni economiche contro Damasco in caso di mancato rispetto della tregua, minacciate nei giorni scorsi dall’Europa. L’invio dei 300 osservatori militari “non armati” avverrà per un periodo iniziale di tre mesi. Oltre al cessate il fuoco, la missione monitorerà l’attuazione del piano in sei punti di Kofi Annan, che è “urgente” e deve essere “compelta e immediata”. La risoluzione chiede poi la fine di tutte le violazioni dei diritti umani e auspica una transizione politica che porti a un sistema democratico e pluralistico nel Paese.
Il cessate il fuoco fino ad ora non ha fermato le violenze in Siria. Ancora oggi vittime. Almeno quattro persone sono morte, riferiscono gli attivisti del Comitato Generale della Rivoluzione, secondo i quali tre di loro si registrano a Homs. Proprio la località centrale è stata visitata questa mattina dagli osservatori Onu.
Mentre in mattinata gli attivisti riferivano che per la prima volta da mesi le armi hanno taciuto a Homs, al termine della visita degli osservatori le violenze sono riesplose, con colpi di mortaio nelle aree di al-Kussair e al-Khalidiyeh. Il Consiglio nazionale siriano (Cns), principale raggruppamento dell’opposizione, ha denunciato inoltre l’ingresso dei militari fedeli al regime nel quartiere Bayyada, dove ora “le strade e le case sono piene dei corpi dei martiri, mentre la distruzione è terrificante”. Una forte esplosione è stata poi avvertita all’interno dell’aeroporto militare di al-Mezzeh, nei pressi della capitale siriana Damasco. Mentre un “gruppo terrorista armato” ha fatto esplodere un oleodotto a Deir ez-Zor, provincia della Siria orientale, vicino al confine con l’Iraq.
Prima della nuova decisione Onu, il Consiglio nazionale siriano era tornato a chiedere oggi alle Nazioni Unite un intervento militare armato per mettere fine ai “crimini” del regime. “Chiediamo nuovamente al Consiglio di Sicurezza Onu di agire con urgenza perché si intervenga militarmente e si metta fine ai crimini commessi dal regime sanguinario contro il popolo siriano disarmato”, si legge in un comunicato diffuso dal Cns.
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