Seattle, si spara prima di essere arrestato: aveva ucciso moglie e figlia nel bunker costruito in vista della fine del mondo
E’ durato 22 ore l’assedio dei reparti speciali americani al bunker che Peter Keller ha impegato otto anni a costruirsi in vista della fine del mondo. L’ha edificato nei boschi di North Bend, località non lontana da Seattle. Una volta entrati gli agenti hanno trovato il suo corpo senza vita. Una settimana fa l’uomo, 41 anni, aveva ucciso sua moglie Lynette di 39 anni e la figlia Kaylene di 18 anni dando poi fuoco alla sua casa, riportano i media statunitensi.
Quella di Peter Keller è la storia di un survivalista, con l’idea catastrofica del futuro, pronto al peggio. Alla fine del mondo. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a costruirsi un rifugio nascosto in una fitta vegetazione dove non mancava nulla tra cibo, vestiti, armi e altri mezzi di sopravvivenza. Praticamente una tana inattaccabile. Dopo l’assassinio della sua famiglia è lì che Keller si è rifugiato. E quando la polizia è arrivata, venerdì scorso, davanti al suo bunker nei boschi di North Bend è cominciato l’assedio. Nemmeno il lancio di gas lacrimogeni, alla fine di ore di trattative per la sua resa, è riuscita ad infrangere la struttura, ben chiusa, a dimostrazione di quanto il nascondiglio fosse sofisticato.
Un bunker troppo nascosto perché la polizia, dopo aver trovato i corpi delle Lynette e Kaylene Keller cadaveri nell’incendio della loro abitazione, potessero rintracciarlo senza l’aiuto di esperti. E’ stato infatti grazie alla squadra speciale che il survivalista è stato stanato nella sua tana. Ma le lunghe trattative con Peter Keller non sono riuscite a fermare un altro folle gesto: il suo suicidio con un colpo di arma da fuoco. E proprio nel luogo che lui con tanto lavoro nel corso di otto anni credeva potesse dargli rifugio da eventuali disastri.
Quella di Peter Keller è la storia di un survivalista, con l’idea catastrofica del futuro, pronto al peggio. Alla fine del mondo. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a costruirsi un rifugio nascosto in una fitta vegetazione dove non mancava nulla tra cibo, vestiti, armi e altri mezzi di sopravvivenza. Praticamente una tana inattaccabile. Dopo l’assassinio della sua famiglia è lì che Keller si è rifugiato. E quando la polizia è arrivata, venerdì scorso, davanti al suo bunker nei boschi di North Bend è cominciato l’assedio. Nemmeno il lancio di gas lacrimogeni, alla fine di ore di trattative per la sua resa, è riuscita ad infrangere la struttura, ben chiusa, a dimostrazione di quanto il nascondiglio fosse sofisticato.
Un bunker troppo nascosto perché la polizia, dopo aver trovato i corpi delle Lynette e Kaylene Keller cadaveri nell’incendio della loro abitazione, potessero rintracciarlo senza l’aiuto di esperti. E’ stato infatti grazie alla squadra speciale che il survivalista è stato stanato nella sua tana. Ma le lunghe trattative con Peter Keller non sono riuscite a fermare un altro folle gesto: il suo suicidio con un colpo di arma da fuoco. E proprio nel luogo che lui con tanto lavoro nel corso di otto anni credeva potesse dargli rifugio da eventuali disastri.
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