Calcio, i cacciatori di piedi: affari e intrighi nel mondo dei procuratori. Mister percentuale
Sono i cacciatori di piedi. Altro che cacciatori di teste, questi sono uomini d’oro. Sono i veri padroni del calcio. Muovono le loro pedine con sagacia ed ingordigia, sono i burattinai del calciomercato. Agiscono dietro le quinte, come le spie vecchia maniera. Grazie ad una fitta ragnatela di fedeli amicizie arrivano sempre prima degli altri sui campioni del domani. Fanno e disfanno le grandi squadre, condizionano e impongono movimenti e trattative. Decidono il destino dei club che siedono nel salotto buono del calcio. Sono la gioia e la dannazione dei presidenti di club.
Global Transfer 2011. Inquadriamo il fenomeno calciomercato, la grande fiera dei sogni che sboccia in primavera inoltrata, ma che in realtà è in piena attività, più o meno lecitamente, tutto l’anno. Così è più facile farsi un’idea dell’importanza nel calcio moderno dei procuratori. Secondo le cifre aggregate del rapporto Fifa “Global Transfer 2011” il calciomercato lo scorso anno nel mondo ha mosso circa 3 miliardi di dollari, l’82 per cento dei quali per l’acquisto del cartellino. Una situazione che riguarda solo il 14 per cento del totale dei trasferimenti, visto che il rimanente 86 avviene per giocatori svincolati (70 per cento) o comunque senza scambio di denaro. Il costo medio di ogni trasferimento è stato di 1,5 milioni di dollari, circa 1,1 in euro, con una media fatta fra operazioni di giocatori “normali e trasferimenti di top player. Aiuta poco, vista la disparità fra professionisti anche dello stesso campionato, la media ingaggio lordo che, comunque, risulta ad essere pari a 244 mila dollari.
Mister percentuale. Ma quanto guadagnano i procuratori sportivi? Questo è un bell’interrogativo, più facile venire a conoscenza della formula della Coca Cola che dei guadagni reali di questi uomini che agiscono nell’ombra. Secondo i dati ufficiali l’importo medio della commissione è stato di 240 mila dollari. Essendo, come abbiamo visto, 1,5 milioni il valore medio della transazione, significa che dal bilancio delle società risulta che i procuratori si intaschino il 16 del valore del valore totale dell’operazione. Ma questa è la facciata: la realtà è di gran lunga diversa da quella segnata nei bilanci. A questo 16 per cento vanno aggiunti poi pagamenti in nero o attraverso società terze, un incrocio di operazioni dalle quali è difficile districarsi. C’è ancora poi la percentuale che il calciatore stesso versa all’agente sui suoi introiti (quindi su ingaggi, pubblicità, e tutto il resto dell’immagine): di norma intorno al 10 per cento, anche se ci sono casi in cui si arriva al 20 per cento. Andiamo sul concreto, usando cifre note a tutti: il passaggio di Ibrahimovic dal Barcellona al Milan nel 2010, per 24 milioni di euro ai catalani più in ingaggio lordo da 20 milioni di euro cosa ha significato per il suo procuratore Mino Raiola (ex pizzaiolo campano)? Una commissione di quasi 4 milioni di euro, fra Barcellona e Milan, più un paio di milioni all’anno per ogni stagione dallo svedese.
The King. L’incontrastato re del mercato calcistico mondiale è Jorge Paulo Mendes, una schiappa col pallone fra i piedi (ha giocato sino a 30 anni, raggiungendo al massimo la terza divisione portoghese), un genio col pallone nel cervello. Tanto che nel 2010 una rivista portoghese l’ha nominato il miglior uomo d’affari del mondo. Mendes nel 1996 ha fondato la GestiFute, società di procure calcistiche oggi al vertice del mondo del calcio, con un fatturato, negli ultimi cinque anni, di oltre 300 milioni a stagione. Quello alla luce del sole ovviamente. Jorge Mendes, cura gli interessi di Cristiano Ronaldo, Pepe, Thiago Silva, Ricardo Carvalho, Bruno Alves, Marquez, Deco, Anderson, Di Maria e Nani, solo per citarne qualcuno dei calciatori del suo “portafoglio”. MA come se non bastasse, Mendes è anche il manager di Mourinho (e di Scolari). Quello fra Mendes e Mou, è un sodalizio perfetto. Dove c’è Number One, ci sono giocatori assistiti da Mendes, fedeli legionari e campioni. Al Chelsea arrivarono Petr Cech (13 milioni), Tiago (12), Paulo Ferreira (20), Maniche (in prestito) e Ricardo Carvalho (30). Il passaggio di Mourinho all’Inter a Milano arrivarono: Thiago Motta (10 milioni), ma soprattutto Ricardo Quaresma (25). E per un nulla fallirono le trattative per Deco e Ricardo Carvalho. Con Mou al Real, Mendes si era “anticipato” il lavoro piazzando Pepe (30 milioni) e Cristiano Ronaldo (94 milioni di euro). Quest’anno poi sono arrivati direttamente tramite GestiFute Fabio Coentrao, esterno del Benfica (30 milioni di euro) e indirettamente via il procuratore tedesco Reza Fazeli, che interagisce con Mendes, Ozil, Sahin, Khedira e Altintop.
Mendes, che veste solo griffe italiane (Gucci, Prada e Dolce & Gabbana) viaggia in aerotaxi e spende circa 20.000 euro al mese di bolletta telefonica: ha sei cellulari che vibrano e suonano in continuazione permettendogli di essere in contatto con il mondo intero. Una vita frenetica. Un giorno raccontò di aver fatto la prima colazione a Barcellona con Laporta, il pranzo a Londra con Abramovich e la cena a Lisbona con il presidente Vieira del Benfica. La sua impresa ha sede a Oporto, nell’esclusiva zona di Boavista. Una location hi-tech, dentro un grattacielo con i cristalli dai riflessi turchesi. I suoi più stretti collaboratori sono Sergio Alves, ex giornalista di A Bola, e il nipote Luís Correia.
Faccendieri. Un giro di affari spaventoso, un caleidoscopio di società e di passaggi intorno all’acquisto del cartellino di un calciatore. Ogni trattativa è una storia. Tante persone da “accontentare”, chiamatele pure, se volete “tangenti”, ma dietro ad ogni grande acquisto c’è una cascata di soldi in nero. Ora a mettere le mani nell’intricata matassa del calcio mercato è stata la Procura di Piacenza, che ultimamente si interessa più alle malefatte dei calciatori che dei ladri comuni. Secondo la Procura, il Piacenza calcio ha “iscritto i costi sostenuti derivanti dalle prestazioni professionali rese dagli agenti dei calciatori nella voce dei ‘Diritti pluriennali dei calciatori professionisti‘”. In parole povere che cosa significa? Semplice: ai fini del pagamento dell’Iva “la società ha detratto l’imposta indicata in fattura“; pertanto, non ha pagato l’imposta sul valore aggiunto e sui redditi. Il che vuol dire, secondo la valutazione della Finanza, una pratica assolutamente illegale, essendo l’intermediazione di un procuratore un tipo di prestazione “da ritenere indetraibile“. C’è, insomma, una frode al Fisco. Il calcio, bene sottolinearlo comunque, da all’Erario 1 miliardo di euro all’anno. Sempre secondo la Procura, per fare in modo che il sistema funzionasse al meglio anche i procuratori erano coinvolti personalmente e attivamente, con l’emissione di fatture false alla società, fatture che “facevano riferimento a prestazioni di servizi inesistenti“. Nel mirino sono finiti 21 procuratori, il gotha degli agenti italiani, da Pasqualin ad Alessandro Moggi, da Damiani a Roggi jr, da Tinti a Pastorello e i Bonetto. Si vedrà come andrà a finire.
I figli di papà. E la lunga mano della Gea World, la piovra del calcio italiano, quella che fece mettere in moto anche l’Antitrust? La Gea World S.p.A. era una società per azioni costituitasi a Roma nel 2001 dalla fusione delle società General Athletic e Football Management. Il comune denominatore? Tanti figli di papà, dentro e fuori il calcio. La General Athletic, era stata fondata da Andrea Cragnotti e da Francesca Tanzi, i figli illustri degli ex-proprietari rispettivamente della Lazio e del Parma, la Football Management era di Alessandro Moggi, figlio di Luciano Moggi, in quei tempi l’indiscusso numero del calcio italiano (poi radiato dal calcio e condannato per associazione a delinquere) e Franco Zavaglia (allora procuratore di Totti). Altri nomi noti Chiara Geronzi (figlia di Cesare Geronzi) Riccardo Calleri, figlio dell’ex presidente della Lazio e Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco De Mita. La Gea ebbe breve vita: si sciolse solo dopo sei anni dopo essere stata accusata di associazione a delinquere finalizzata all’illecita concorrenza, nell’ambito di un’inchiesta dalla quale scaturirono in seguito le indagini che portarono all’altra inchiesta sulla cosiddetta Calciopoli. Il processo alla Gea World si chiuse l’8 gennaio 2008 con l’assoluzione della società dall’accusa di associazione per delinquere e con la condanna di Luciano ed Alessandro Moggi per violenza privata.
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