Lusi deve essere arrestato. “Sottratti 30mila euro anche per le nozze”. Ora decide il Senato
La Procura della Repubblica di Roma ha chiesto al Senato l’autorizzazione all’arresto del senatore Luigi Lusi, accusato di appropriazione indebita in relazione a un ammanco di 22 milioni di euro dalle casse della Margherita di cui è stato tesoriere. Sul provvedimento del gip dovrà pronunciarsi adesso il Senato. Disposti inoltre gli arresti domiciliari per la moglie di Lusi, Giovanna Petricone e per due commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio. L’accusa per tutti è di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Un’associazione che secondo gli investigatori è stata preparata a tavolino con l’obiettivo ben preciso di sottrarre quelle somme di denaro appartenenti al partito di Francesco Rutelli che poi sono servite per acquistare le società TTT, Paradiso e Luigia e per altri investimenti. A sollecitare i provvedimenti, firmati dal gip Simonetta D’Alessandro, sono stati il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pm Stefano Pesci, titolari dell’inchiesta sulla appropriazione di fondi dalle casse della Margherita. Le misure cautelari sono state notificate dagli uomini del Nucleo di Polizia valutaria della Gdf. Contestualmente all’esecuzione delle misure – fa sapere piazzale Clodio – il nucleo di polizia tributaria di Roma ha dato esecuzione anche ad una serie di perquisizioni locali e personali. Per i medesimi reati sono stati inoltre iscritti nel registro degli indagati Paolo Piva e Diana Ferri, legali rappresentanti di alcune delle società coinvolte soggetti nei confronti dei quali non sono state richieste misure cautelari”. A Lusi, si legge in un comunicato ufficiale firmato dal procuratore dirigente Giuseppe Pignatone, è attribuito ruolo di capo e promotore dell’associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita di fondi della Margherita. “Il provvedimento adottato nei confronti del senatore Lusi – prosegue la nota del procuratore – con i relativi atti è stato trasmesso al presidente del Senato con la richiesta di autorizzazione ai sensi dell’articolo 68 della Costituzione”. Nella stessa nota si precisa che “i reati contestati agli indagati sono il concorso in appropriazione indebita pluriaggravata e continuata e l’associazione per delinquere. La misura è stata chiesta e applicata con riferimento al solo reato associativo”.
Commentando l’iniziativa l’avvocato Luca Petrucci ha detto: “Siamo sconcertati. Questo provvedimento del giudice arriva dopo un’ampia confessione, dopo che noi avevamo chiesto l’incidente probatorio che ci è stato rigettato. Dopo aver chiesto il sequestro del sistema informatico contabile della Margherita, su cui non c’è stata data ancora risposta, dopo aver messo a disposizione della Margherita tutti beni immobili oggetto di contestazione, viene disposta ora uan misura cautelare per la quale allo stato non si comprende su quali elementi nuovi si basi l’ordinanza”.
“Questa richiesta conferma che la Margherita e i suoi esponenti sono vittime di un reato”, ha detto dal canto suo l’avvocato Titta Madia, che rappresenta gli esponenti della Margherita.
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