• Home »
  • Senza categoria »
  • Ciclismo & Calcio per Giorgio Squinzi, neo presidente di Confindustria. Un po’ Prodi un po’ Berlusconi, un leader dal passo lungo

Ciclismo & Calcio per Giorgio Squinzi, neo presidente di Confindustria. Un po’ Prodi un po’ Berlusconi, un leader dal passo lungo

Un po’ Prodi, un po’ Berlusconi. Giorgio Squinzi, da Cisano Bergamasco, 69 anni, una laurea in chimica industriale, Cavaliere del Lavoro e Cavaliere di san Gregorio Magno del Vaticano, è l’uomo che, dopo un lungo testa a testa con il rivale Bombassei, ora guida Confidustria. Il signor Mapei (azienda di famiglia specializzata nella produzione di adesivi e prodotti complementari per la posa di pavimenti e rivestimenti), la sua squadra per dirigere il governo degli industriali l’ha fatta senza tanti problemi, senza perdere molto tempo: undici vicepresidenti e 5 responsabili di comitati tecnici. Anzi questa è stata la cosa più facile. Già, perché lui di squadre se ne intende. E non da ora…
E questo per una ragione molto semplice: ciclismo & calcio sono le due passioni di Giorgio Squinzi, passioni forti ed intense, il segno che caratterizza la sua vita quando smette i panni di manager.
Pedala, pedala Squinzi, quando può, prende la sua bici e pedala. Proprio come Renato Prodi. Fa anche quattromila chilometri l’anno il Presidente, gran parte concentrati in vicinanza del “Mapei Day”, quest’anno in programma domenica 15 luglio, ormai una classica per i cicloamatori e le ex glorie delle due ruote, giunto alla ventottesima edizione, roba per gambe d’acciaio, ventuno chilometri dal Bormio al passo dello Stelvio, un dislivello di 1533 metri, una salita dove non basta il cuore. Pedala e pedala anche forte il Presidente, perché lui in cima allo Stelvio ci arriva con la sua bici: le gambe ancora reggono, sono rodate ed allenate, l’importante è non mollare mai. Il ciclismo è fatica e sudore, come la vita. E Squinzi sa bene che nessuno ti regala niente. Lui in azienda è entrato subito, appena laureatosi nel 1970. Altro che Stelvio, il gruppo industriale Mapei ne ha scalate di posizioni: oggi è il maggior produttore mondiale di colle e adesivi per mattonelle e il terzo nella chimica per l’edilizia. Impiega 7.500 persone, ha 68 aziende consociate con 59 stabilimenti produttivi, 9 in Italia e 50 nel resto del mondo, in 27 Paesi nei 5 continenti. Una vera e propria multinazionale con un fatturato di 2,1 miliardi di euro. L’azienda destina a Sviluppo e Ricerca il 5 per cento di questo fatturato e il 12 per cento dei propri dipendenti. Non sono mai stati distribuiti dividendi: tutti gli utili vengono reinvestiti nel gruppo. E questo la dice lunga. E non è un caso che ricerca e innovazione saranno i punti fondamentali dell’azione di Confindustria.
”Dalla crisi si esce solamente con un aumento della conoscenza – ha detto – che può avvenire solo attraverso un potenziamento dell’attività di ricerca finalizzata a fare innovazione”. Ma torniamo allo sport.

Un uomo vincente Dalle mattonelle al ciclismo e il calcio per dire che Giorgio Squinzi è un uomo vincente. Tenace e incontentabile. Ha sempre un nuovo traguardo da raggiungere, c’è sempre uno Stelvio da scalare. E non solo nel mondo del lavoro ma anche in quello dello sport. Quella della bici è passione antica, radicata. La sua Mapei è stata la squadra che negli anni novante ha dominato la scena del Giro d’Italia, del Tour de France e delle maggiori classiche mondiali. Un team su due ruote di cui hanno fatto parte molti fra i più grandi ciclisti degli ultimi vent’anni: Gianni Bugno, Marco Pantani, Tony Rominger, Johan Museeuw, Pavel Tonkov, Paolo Bettini e il tre volte campione del mondo Oscar Freire.
Senza casa Ama sempre il ciclismo, ma il suo cuore ora è dipinta di nero e di verde, i colori del Sassuolo, i colori di casa sua. Il Sassuolo è l’ultima favola sportiva, la squadra di una piccola città sulla via Emilia che non ha neanche lo stadio (gioca a Modena) e che pure sta pienamente lottando per la promozione in serie A. I soldi sono di Giorgio Squinzi proprietario e sponsor della squadra, ma tutto è nelle mani di Carlo Rossi, presidente e amministratore delegato del club ( un rapporto in fotocopia come quello di Berlusconi e Galliani al Milan) lo stesso manager che guidava anche la squadra ciclistica. Una versatilità sorprendente per un manager sportivo. La linea guida del Sassuolo è elementare: una parte dei quattrini li mette il patron, il resto deve essere autofinanziamento: pubblicità, sponsor, marketing. Il budget della squadra si aggira intorno ai 10 milioni di euro l’anno. Con quelli si fa il mercato, con quelli si pagano i calciatori. Si deve vendere bene e si deve comprare meglio.
Il sogno Storie di un calcio che ha il sapore di altri tempi. Si viaggia in pullman e si mira a spendere poco. A cominciare dagli allenatori. Si da fiducia ad un tecnico e si va avanti. Senza cambi di panchina e isterie legate ai risultati. Si guarda avanti. La filosofia del Sassuolo è semplice: si prende un tecnico giovane che abbia idee, voglia, personalità, disponibilità. Lo si lascia fare e lo si difende. Dalla panchina del Sassuolo sono venuti fuori negli ultimi tempi Daniele Arrigoni, che ha allenato il Cesena quest’anno in serie A, Andrea Mandorlini, che adesso con il suo Verona si gioca la promozione in serie A e Massimiliano Allegri che l’anno scorso ha vinto lo scudetto col Milan. Insomma, niente male…
Giorgio Squinzi è di maggio, segno del Toro. E questo dicono gli astri, sarà un anno molto positivo per il Toro. Sino ad ora tutto è andato come da programma, il traguardo di Confindustria è stato tagliato per primo. Ora è la volta della promozione in serie A. Che non viene considerato dal presidente del Sassuolo un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Già, perché lui, coltiva da tempo un sogno. ” Battere con il mio Sassuolo l’Inter. Un tifoso del Milan che cosa può volere di più?” Veramente ci sarebbe anche qualcosa in più. Prendersi metà Milan, se non tutto, da Berlusconi. Ma questa è un’altra storia…