Agguato all’ad di Ansaldo, il ministro Cancellieri esclude la pista personale
E’ stato sparato a distanza molto ravvicinata il colpo che questa mattina ha ferito alla gamba destra Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare.
Il manager è stato avvicinato da due persone a bordo di una moto, con il viso coperto dai caschi, una delle quali ha fatto fuoco colpendolo sotto il ginocchio. La moto è stata probabilmente già ritrovata.
E’ accaduto alle 8.10 in via Montello a Genova, a circa 200 metri dal civico di residenza di Adinolfi con il quale in quel momento c’era il figlio di 20 anni.
Il manager è in “buone condizioni generali”, hanno riferito i medici che lo hanno operato, il professor Federico Santolini, direttore dell’Ortopedia e traumatologia d’urgenza dell’ospedale San Martino, e il professor Angelo Gratarola, direttore dell’Unità operativa anestesia e rianimazione dello stesso ospedale. Adinolfi ha subito una frattura parziale della tibia, nessuna lesione vascolare e nervosa.
Dalla parte dell’entrata del proiettile sul polpaccio è presente un’ustione, segno che “il colpo è stato sparato a distanza molto ravvicinata”, hanno spiegato i medici. Adinolfi è arrivato in ospedale intorno alle 9, già soccorso dai sanitari del 118 ed è stato operato tra le 10.15 e le 10-45. Secondo quanto riferiscono i sanitari era lucido e tranquillo. La prognosi è di 45 giorni: dovrebbe lasciare l’ospedale entro fine settimana.
La pistola utilizzata è una Tokarev, arma di fabbricazione russa, di calibro 7.62. L’arma, dice Andrea Margelletti, presidente del CeSi (Centro studi internazionali) “è stata prodotta anche localmente in Jugoslavia ed è quindi facile che, a seguito della dissoluzione dell’ex Jugoslavia, molte di queste armi siano giunte in Italia seguendo i canali della criminalità organizzata. Proprio per questo, in attesa di una svolta decisiva delle indagini, è opportuno tenere aperta ogni opzione sulla matrice dell’attentato”. ”E’ una pistola semiautomatica -spiega l’esperto di geopolitica- sviluppata in Unione Sovietica negli anni Trenta del Novecento, e poi entrata in servizio con tutti gli eserciti del Patto di Varsavia e più in generale sotto l’influenza comunista in Paesi come Cina e Corea del Nord”. Per Margelletti, ”l’attentato di Genova dimostra come l’area di rabbia e di populismo che sta animando l’intero continente europeo è in grado, fortunatamente in alcuni limitati casi, di trovare un momento di sintesi in atti eversivi”. ”Se fosse dimostrata la pista anarco-insurrezionalista, significherebbe un salto di qualità nella creazione di vere e proprie cellule terroristiche”, conclude Margelletti.
I carabinieri hanno sequestrato il bossolo. La moto, utilizzata dai due attentatori, era stata rubata due mesi fa. Si tratta di una Yamaha Xmax 250 grigio antracite che è stata ritrovata dalla polizia in via Orti Sauli.
La dinamica dell’attentato “suggerisce una matrice di tipo eversivo”. E’ una prima valutazione degli inquirenti all’Adnkronos, chiamati a fare luce sul ferimento dell’Ad di Ansaldo nucleare. Viene precisato, tuttavia, che “non si escludono altri moventi, come motivi privati”. Al momento non sarebbe giunta alcuna rivendicazione per l’attentato.
Nel frattempo la procura di Genova ha aperto un fascicolo contro ignoti per lesioni volontarie aggravate. Anche se le modalità fanno pensare a un attentato di tipo terroristico, gli inquirenti non trascurano nessuna ipotesi. “In una situazione di tensione sociale come l’attuale – ha detto il procuratore capo Michele Di Lecce – può esserci di tutto”. Adinolfi non è stato ancora interrogato e lo sarà non appena le condizioni di salute lo permetteranno, probabilmente oggi stesso. Nella zona sono in ogni caso presenti telecamere, i cui filmati verranno passati al vaglio dagli inquirenti. Sul posto sono stati rinvenuti tre bossoli.
”Ho sentito un botto, ho pensato ai ragazzini che di solito giocano qui con i petardi, ma poi improvvisamente ho sentito urlare per due o tre volte ‘mi hanno sparato’. A quel punto sono uscito per strada per vedere cosa era successo e ho visto un signore per terra che sanguinava, con due persone a fianco che lo stavano soccorrendo e gli legavano la gamba”, racconta il portiere dello stabile di via Montello non lontano dal luogo del ferimento dell’ad di Ansaldo. “Dopo due minuti – ha aggiunto il portiere – è arrivata l’ambulanza e poi sono venuti i carabinieri. Non conoscevo la vittima, ma so che abita da queste parti. In questa zona, a quell’ora, poche persone passano a piedi, molti portano i figli a scuola ma in macchina. Questa è una zona tranquillissima. Sono anni che vivo qui e non è mai successo niente, neanche un litigio. Siamo rimasti tutti colpiti dall’accaduto”.
Preoccupazione è stata espressa dal ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. “Abbiamo motivo di ritenere che si possa escludere la pista personale: quindi, rimangono aperti tutti gli altri interrogativi e tutte le inquietanti domande che possono sorgere”. Scendendo nella sala stampa allestita al Viminale in occasione dello spoglio per le elezioni amministrative Cancellieri afferma che “le informazioni in possesso non sono ancora tali da consentire di poter dire che si tratti di un fatto piuttosto che di un altro. Certamente -sottolinea il ministro dell’Interno- è un fatto che desta preoccupazione e sul quale occorre riflettere con attenzione. Attendiamo di avere notizie più precise, ma, ripeto, è un fatto che preoccupa”.
Per il vicepresidente del Csm, Michele Vietti si è trattato di “una vicenda molto grave e preoccupante, sintomo di un clima sociale certamente degradato”.”Mi auguro – aggiunge Vietti – che il Paese sappia reagire tutto insieme con grande determinazione in modo da non ripercorrere strade che ci siamo lasciati alle spalle e che certamente nessuno vuole veder tornare”.
“La storia si ripete, il terrorismo colpisce ancora” afferma in una nota Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità del ministero del Lavoro, che aggiunge: “Le istituzioni e noi cittadini dobbiamo reagire isolando ‘queste belve sanguinarie’ e respingendo con forza questo attacco al cuore dello Stato e dei suoi uomini e donne, rappresentativi del mondo del lavoro”.
A esprimere piena solidarietà anche Confindustria che, in una nota, ha definito l’atto “grave e inqualificabile”. ”Se dalle autorità inquirenti fosse confermata l’ipotesi della matrice eversiva, si tratterebbe di un allarmante segnale verso il quale la risposta non può che essere di ferma condanna”.
Un atto di “gravità inaudita” anche per la Cgil che, in una nota, lo “condanna con forza”. Ci auguriamo che con celerita’ la Magistratura faccia luce su questi fatti, individuando e punendo i colpevoli, ma nel frattempo bisogna alzare il livello di guardia nei confronti delle derive violente”. “Per quanto ci riguarda vigileremo, come abbiamo sempre fatto, specie negli anni bui della violenza terroristica, perché nel Paese non riparta una spirale di violenza terroristica, per salvaguardare il valore della democrazia e del lavoro”, conclude la Cgil.
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