Nuovi sbarchi, l’impegno del Viminale: L’Italia non si farà trovare impreparata
L’Italia ”non si farà trovare impreparata” di fronte al ”presumibile incremento di sbarchi di immigrati dal Nord Africa” con l’avvicinarsi dell’estate. Ma non si tratta, avverte il sottosegretario all’Interno, Saverio Ruperto, di ”un tema solo italiano. Al contrario – dice all’Adnkronos – la questione va affrontata in un quadro di collaborazione europea. Tutti devono prendere coscienza del fatto che si tratta di una questione di interesse comune e che queste persone non sbarcano solo in Italia: approdano in Europa. E spesso il nostro Paese non è neanche la meta finale”.
Ruperto, che al Viminale ha la delega per l’immigrazione e l’asilo, è consapevole ”che a livello europeo ci possono essere resistenze perché ogni Paese ha a che fare con problemi interni”. Ecco perché ”è necessario trovare un equilibrio tra le esigenze di tutti. E’ vero che Paesi come Francia e Germania si trovano a sostenere già oggi un peso considerevole in termini di immigrati sul territorio, ma è altrettanto vero che nessun Paese è esposto geograficamente come l’Italia verso i luoghi di provenienza dei grandi movimenti migratori dal Nord Africa”.
”Nell’affrontare la situazione, si terrà presente che l’emergenza in Nord Africa non è del tutto superata. Il percorso verso la democrazia in Libia non è ancora completato ed è realistico aspettarsi che si tratterà di un processo ancora lungo. Per questo motivo – aggiunge – ci si può attendere anche per i prossimi mesi una serie di nuovi sbarchi”.
”L’approccio a questo tema dovrà essere animato dal necessario spirito di solidarietà, dal momento che gli immigrati che sbarcano sulle coste italiane sono persone che fuggono da situazioni di difficoltà ed emergenza. Ma la legalità – precisa il sottosegretario all’Interno – è il quadro entro il quale ci si dovrà necessariamente muovere. La solidarietà, insomma, non può mai andare oltre i principi fissati dalla legge”.
A Lampedusa, primo ‘fronte’ italiano in termini di immigrazione clandestina, ”la situazione è sotto controllo. I centri saranno attrezzati in vista di un prevedibile incremento di arrivi. Da questo punto di vista, nessuno pensa che il problema sia ormai definitivamente superato o che possa essere affrontato con leggerezza e superficialità. Anche perché – rileva Ruperto – per la sua collocazione geografica, a così poca distanza dalle coste africane, Lampedusa è sempre in una situazione ‘border line’ che va attentamente monitorata”.
Il grido di allarme delle autorità libiche su un possibile incremento di immigrati clandestini verso le coste europee ”può avere avuto il senso di prospettare un tema sentito nella stessa Libia. Anche lì hanno il problema dei flussi migratori da altri Paesi africani di confine”. A giudizio di Ruperto, ”è necessario proseguire nelle politiche volte a promuovere accordi bilaterali tra Stati che consentano di tenere il fenomeno sotto controllo. Con il necessario realismo e senza posizioni di chiusura oltranzista”.
“Preoccupazione”, ma anche “fiducia” nel governo e nel ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, dopo l’allarme lanciato da Tripoli, esprime il neosindaco di Lampedusa Giusi Nicolini che spiega all’Adnkronos di aver già chiesto un incontro alla titolare del Viminale.
“Siamo moderatamente preoccupati, ma non siamo allarmati – sottolinea – abbiamo molta fiducia nella Cancellieri, della quale abbiamo apprezzato la visita fatta nei mesi scorsi a Lampedusa per vedere di persona le condizioni del centro di accoglienza”.
Certamente se gli sbarchi fossero imminenti, osserva il primo cittadino, l’isola, col centro di accoglienza chiuso, non sarebbe in grado di far fronte all’emergenza: “Chiederò al ministro la predisposizione di una o due navi veloci da collocare a Lampedusa per metterci in condizioni sia di dare accoglienza, che con il centro chiuso e in assenza di una struttura non sarebbe possibile fare, sia di trasferire immediatamente gli immigrati sulla terraferma”.
Su questo siamo fiduciosi – prosegue Nicolini – Non dobbiamo allarmarci, la stagione estiva quest’anno sarà migliore e gli alberghi già hanno prenotazioni e aspettiamo l’arrivo di turisti”.
Nel dibattito sulla cooperazione e l’immigrazione Lampedusa si candida a fare la sua parte: “Vorremmo che Lampedusa e Linosa fossero elette a luoghi in cui si discute di come cambiare le norme e dove è possibile scambiare esperienze di sviluppo – conclude il sindaco di Lampedusa – Non siano considerate la periferia di Europa, come voleva Maroni, ma un luogo in cui si discute di come fare accoglienza”.
E di immigrazione oggi ha parlato da Rondine Cittadella della Pace (Arezzo) anche il presidente del Consiglio, Mario Monti. “Dagli esodi forzati non può nascere serenità” ha sottolineato il premier. “I fenomeni immigratori di vasta portata ci trovano spesso impreparati” ha detto Monti che ha fatto riferimento anche a “preallarmi di possibili aumenti degli sbarchi a seguito della situazione in Siria. Non si può pensare che cessino per miracolo – ha evidenziato – gli arrivi dalla sponda sud del Mediterraneo”.
Intanto il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha esortato media e politica a usare un linguaggio responsabile. ”’Allarme’, ‘clandestini’, ‘invasione’, ‘ondate’. Dopo l’incontro di ieri tra il ministro degli esteri Terzi e il suo omologo libico, in numerosi telegiornali e giornali ha ripreso quota il vocabolario dell’emergenza più ansiogena – sottolinea Natale – sulle coste italiane si starebbe per abbattere una nuova marea umana, brulicante e pericolosa. Ricordiamo alla politica le sue responsabilità: al governo Monti chiediamo dunque di marcare una discontinuità, anche linguistica, con la comunicazione del precedente governo, che aveva consapevolmente speculato sulla paura degli immigrati e sullo ”tsunami umano” che avrebbe minacciato l’Italia”.
”Ma è bene che anche noi giornalisti rammentiamo le nostre, di responsabilità: quelle alle quali ci richiama la Carta di Roma, sottoscritta nel 2008 da Ordine e Fnsi d’intesa con l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Siamo tenuti a dare un’informazione aderente ai dati di fatto e alla consistenza reale dei fenomeni; a usare le parole in modo preciso e rispettoso di esseri umani troppo spesso liquidati col termine spregiativo di ‘clandestini’; a ricordare quali siano le situazioni dalle quali questi uomini e donne vengono via, e perché. Stiamo ancora pagando, nella vita pubblica italiana, il conto di campagne politico-mediatiche tanto spregiudicate quanto efficaci. Non è proprio il caso di continuare a spargere veleni” conclude Natale.
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