Cannes, al via il festival del cinema dedicato a Marilyn Monroe. Parata di stelle sul tappeto rosso
Già dall’affiche, come la chiamano i francesi, ossia Marilyn Monroe che spegne le candeline, si capisce in che direzione sta andando il festival di Cannes. ‘Le patrimoine’ è un pensiero costante, una priorità nell’agenda del direttore Thierry Fremaux. In pochi anni ha creato dal nulla una manifestazione a Lione (Festival Lumière), dedicata al cinema del passato che sta crescendo come un fungo. Il trucco, racconta, è fare in modo che gli spettatori si appassionino alla Storia e non solo a gossip e interviste di divi e star.
Come? “Mostrandogli cose belle: invitando attori, attrici, registi che parlino del loro impegno e della loro passione”. Se è vero che per comprendere il presente bisogna tornare alle origini, accanto alle anteprime più attese si potranno vedere ‘Lawrence d’Arabia’, ‘Viaggio in Italia’ di Roberto Rossellini, ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone, con Robert De Niro gran cerimoniere.
La direzione lungimirante di Fremaux fa sì inoltre che glamour e autori vadano a braccetto, la selezione della 65ma edizione è piena di titoli che fanno gola. Per citarne qualcuno, si pensi a ‘Cosmopolis’ e, in misura massiccia, agli americani, ben cinque in competizione, era dal 2007 che non succedeva, ovvero ‘Mud’ di Jeff Nichols (l’anno scorso alla Quinzaine con ‘Take Shelter’) con Matthew Mc Conaughey, ‘Lawless’ di John Hillcoat (con Tom Hardy, il nuovo cattivo di Batman), ‘Killing Them Softly’ di Andrew Dominik con Brad Pitt, l’erotico ‘Paperboy’ di Lee Daniels, con Nicole Kidman versione Barbie e in apertura Wes Anderson con ‘Moonrise Kingdom’ (cast super da Bruce Willis a Edward Norton e Bill Murray).
Quanto alla mondanità, quest’anno c’è l’imbarazzo della scelta: Brad Pitt in pole position, poi Eva Mendes per ‘Holy Motors’ di Leo Carax, Marion Cotillard in ‘De rouille et d’os’ di Audiard e ‘Vous n’avez encore rien vu’ di Alain Resnais, Nicole Kidman, Robert Pattinson. E Isabelle Huppert (‘Amour’ di Haneke), Kirsten Dunst, Benicio Del Toro (in veste di regista del collettivo ’7 dias en la Habana’), Kristine Stewart e Viggo Mortensen (‘On the Road’ di Salles).
A fare da contrappeso a tanti lustrini i registi, che non raccontano certo barzellette: incubi, deliri, ossessioni sono il refrain delle sezioni principali. Incominciamo dall’amore, parola che ritorna ben tre volte nei titoli della competizione: ‘Like Someone in Love’ di Abbas Kiarostami ambientato in Giappone, una delle sorprese di questo festival, ‘Amour’ di Michael Haneke e ‘Love’ di Ulrich Seidl.
Nel primo una ragazzina si prostituisce a domicilio, il fidanzato la scopre e un anziano cliente rimane intrappolato nel tragitto. Nel film di Haneke il sentimento che lega una coppia di ottantenni (Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva) viene messo a dura prova da un infarto. Nel primo capitolo della trilogia ‘Paradise’ di Ulrich Seidl, ‘l’Amore’, non è certo da favola. La protagonista, fa un viaggio in Kenya alla ricerca di fortuna e di un po’ di compagnia. La vacanza si trasforma in un girone dantesco in cui la donna diventa vittima dei suoi stessi desideri.
Se in ‘After the Battle’ di Yousry Nasrallah gli scontri di piazza Tahir fanno da sfondo alla storia tra un giovane pastore pestato e depredato di tutto e un’ecologista, in ‘Ruggine e ossa’ di Audiard Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts si ritrovano quando lei è tragicamente mutilata. Scherzi del destino?
In ‘Mud’ di Nichols Matthew McConaughey, tutt’altro che stinco di santo, è innamorato pazzo di Reese Whiterspoon che invece fugge in continuazione. Assassini (‘Holy Motors’), faccendieri (‘Lawless’), misteri inquietanti (‘Beyond the Hills’ di Mungiu, ambientato in un monastero ortodosso), infine l’Argentina delle favelas in ‘Elefante blanco’ di Pablo Trapero (Un certain regard), lezione di miseria e nobiltà.
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