Brindisi, nessun indagato. Cade la pista del presunto killer. Tutto da rifare
“Vi preghiamo di farci lavorare. Non ci sono fermati né arrestati, né ce ne saranno nelle prossime ore. Al momento non c’è nessun indagato”. Così, poco fa, il capo di gabinetto della Questura di Brindisi Anna Palmisano, che a nome del questore ha parlato con i giornalisti in attesa da ore fuori dalla sede della Polizia che aspettano di avere notizie sulle indagini relative all’attentato esplosivo in cui sabato mattina è rimasta uccisa una studentessa. “Dovete consentirci di lavorare -ha aggiunto- perché non può accadere quello che è accaduto pochi minuti fa”. La funzionaria si riferiva al momento di tensione successivo all’uscita di un’auto dalla questura presa a calci e a pugni da alcuni giovani che ritenevano, forse a torto, che in una vettura uscita ci fosse il probabile assassino. “C’è una continua attività di lavoro -ha aggiunto- Si sta creando un clima di terrore attorno a questo tipo di attività di indagini”. “Per lavorare bisogna consentire alle persone di essere sentite, siano esse testimoni o persone che devono poter venire in questura”, ha concluso la portavoce.
Dichiarazioni che mettono fine, almeno per oggi alle tante indiscrezioni che si sono susseguite in queste ore.
Nel pomeriggio infatti si era sparsa la voce che in Questura erano in corso interrogatori ‘importanti’ e che il nodo si stava stringendo sull’uomo che viene ripreso nelle immagini delle telecamere, poste su un chioschetto prospiciente la scuola di via Galanti. Secondo alcune indiscrezioni in particolare in questura ci sarebbe stato il fratello della persona ritratta nelle immagini video.
Inoltre era circolata la voce di un indagato. Ma la Dda attraverso il procuratore capo Cataldo Motta aveva smentito l’esistenza sia di fermi che di indagati.
Notizia dell’esistenza di un “indagato” smentita anche dal ministro della Giustizia, Paola Severino che ha citato fonti “della magistratura e delle Forze dell’ordine”.
Nel frattempo è cambiato il reato ipotizzato dalla procura di Brindisi per l’attentato: si indaga ora per strage aggravata dalla finalità di terrorismo. A confermarlo è stato ieri lo stesso il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso.
E sulla divulgazione del video continuano le polemiche tra le procure di Lecce e Brindisi. “Pubblicare quel video può aver danneggiato le indagini, ma è una mia valutazione personale”, ha detto il procuratore capo della direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta secondo il quale, però, sarebbero i giornalisti a “enfatizzare la diversità di vedute che può esserci stata tra le due procure nel momento iniziale delle indagini, che vengono condotte in perfetta intesa. Non c’è alcun motivo di conflitto con la procura di Brindisi: lavoriamo d’intesa in una sorta di democrazia a due”, ha precisato il procuratore di Lecce. In ogni caso, “che sia stata una persona a compiere l’atto finale non esclude che dietro ci possa essere una struttura organizzata. A mio avviso – ha detto Motta - è difficile che quest’uomo possa avere realizzato un attentato del genere da solo. Ma è prematuro dirlo”.
Le differenze di vedute rispetto al procuratore Brindisi, che non crede nella pista mafiosa, comunque restano. Secondo Motta, il motivo per cui è stata colpita proprio quella scuola “è il collegamento col nome a cui è intestata. Questo fa parte dell’effetto terroristico dell’attentato”. Il procuratore di Lecce, però, è sicuro nell’escludere l’ipotesi di un coinvolgimento della Sacra Corona Unita: “Un gesto di questo genere non sembra riconducibile a organizzazioni locali, perché loro cercano il consenso, e questa strategia del consenso è più pagante della strategia stragista”, ha spiegato.
Con le immagini ”avevamo un grosso vantaggio che forse abbiamo un po’ perso”, ha detto dal canto suo il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che si è presentato a sorpresa nella sala della prefettura di Brindisi. ”La colpa non è di nessuno. Oggettivamente – ha spiegato facendo riferimento alle immagini relative al presunto autore dell’attentato – è un vantaggio nei confronti di chi è responsabile o di chi è dietro questa cosa. Però è anche giusto che si è rasserenata la popolazione”. L’ipotesi di reato, conclude Grasso, “è strage aggravata con finalità di terrorismo”.
Intanto migliorano leggermente le condizioni di Veronica, la più grave delle studentesse rimaste ferite nell’attentato. ”E’ in respiro spontaneo e continua la ventilazione non-invasiva”, si legge nel bollettino emesso dalla direzione medica dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce dove è ricoverata. ”La paziente è vigile e collaborante - si legge nel bollettino – I parametri emodinamici sono stabili e gli scambi gassosi buoni. Oggi sono state effettuate consulenze specialistiche da parte dei Chirurghi toracici, chirurghi plastici e ortopedici. La prognosi rimane tuttora riservata”.
Lievissimi miglioramenti anche per le altre ragazze ricoverate all’ospedale ‘Perrino’ di Brindisi dichiarate dai medici ”in condizioni stazionarie”. Si stanno riprendendo le due ragazze ricoverate in Chirurgia Plastica (una delle due è Vanessa, la sorella maggiore di Veronica). Per le due ragazze ricoverate al Centro Grandi Ustioni condizioni pure ”stazionarie” e la prognosi resta riservata. Una di loro sarà avviata oggi in sala operatoria per un intervento chirurgico.
Questa mattina, nel frattempo, l’istituto professionale ha ripreso le attività didattiche regolarmente. Alla riapertura è stato dedicato un commosso ricordo a Melissa. Lacrime e volti tesi per la compagna che non c’è più. C’è la voglia di riprendere e di vincere la paura. Il banco della 16enne è stato subito coperto da fiori. Nella scuola è forte la speranza e anche la fiducia di poter rivedere presto le compagne che sono ancora in ospedale: Veronica, Selena (amica inseparabile di Melissa), Azzurra, Vittoria e Vanessa. Davanti alla scuola oggi c’erano anche assistenti sociali e psicologhe. Anche in ospedale, al ‘Perrino’, le famiglie sono costantemente assistite dalle psicologhe della Asl per dare loro la forza di sorridere e dare speranza e fiducia alle figlie che hanno riportato segni e traumi indelebili.
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