Ichino: Sono in pericolo, viaggio su un’auto blindata. Davanzo delle Br: Ci sbarazzeremo del suo sistema
Ancora oggi “non posso che circolare su un’auto blindata”. Il giuslavorista Pietro Ichino, presente oggi nell’aula del processo d’appello alle cosiddette Nuove brigate rosse, ha preso la parola per leggere una breve memoria scritta nella quale chiede ancora una volta che venga riconosciuto “il diritto a non essere aggrediti” e parla di un pericolo ancora attuale che lo riguarda.
“Intendo solo ricordare – ha dichirato Ichino davanti ai giudici della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello – che fin dal primo grado di giudizio ho offerto a tutti e a ciascuno degli imputati la mia rinuncia alla costituzione di parte civile e al risarcimento dietro il riconoscimento del diritto a non essere aggrediti. Nessun imputato però – ha aggiunto Ichino – ha risposto a questa proposta di dialogo”.
Il senatore del Pd ha quindi ricordato che, nel 2006, non era assolutamente a conoscenza del presunto progetto di attentato che lo riguardava da parte degli imputati. In quel periodo lo stesso Ichino aveva chiesto al ministero la rimozione della protezione, con una domanda che era stata quindi trasmessa al prefetto. Ma proprio il prefetto, aggiunge Ichino oggi “mi informò delle indagini in corso e che non era opportuno rinunciare alla protezione”.
Questa situazione di pericolo prosegue Ichino “ha tutt’oggi non è cessata anche per il rifiuto degli imputati alla mia proposta di dialogo. Così io oggi non posso che circolare su un’auto blindata”.
Alfredo Davanzo, uno dei capi delle cosiddette Nuove Brigate Rosse, replica così all’intervento del giuslavorista: “Questo signore rappresenta il capitalismo, lui è l’esecutore di questo sistema”. “Quelli blindati – ha aggiunto Davanzo – siamo noi. Questa gente non ha diritto a fare sceneggiate. C’è una guerra di classe in corso… eseguiremo il dovere di sbarazzarci di questo sistema”.
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