Un patrimonio artistico e culturale distrutto: si aggrava il bilancio dei danni. Si mobilita l’Unesco
Le scosse di questa mattina hanno pesantemente aggravato il bilancio dei danni ai beni culturali dell‘Emilia. “Siamo tornati indietro alla mattina dopo il primo terremoto. E’ tutto da rifare. Per ora ci segnalano ulteriori danni a strutture già colpite” dice Carla Di Francesco, il direttore regionale per i Beni culturali dell’Emilia Romagna. “Ogni verifica, ogni sopralluogo dovrà essere compiuto di nuovo, i Comuni dovranno provvedere ad una primissima ricognizione, bisognerà nuovamente stabilire cosa è agibile e cosa no”, prosegue Di Francesco che ha terminato una riunione a Bologna, nella sede della Soprintendenza, convocata prima del sisma di oggi, per fare il punto sulla prima settimana di interventi e verifiche, per poi recarsi alla prima riunione del Coordinamento con Protezione Civile e forze dell’ordine dopo le scosse di oggi.
In merito alle nuove verifiche, “conosciamo bene i rischi legati alle scosse di assestamento e dato che questo è un nuovo terremoto bisogna aspettarsele, quindi per oggi non è assolutamente il caso che le squadre tecniche si rechino in zona a iniziare i controlli, sarebbe troppo pericoloso”, sottolinea Di Francesco. Quanto alle prime notizie sui danni, “il sisma di oggi ha agito su un patrimonio già indebolito, fra le situazioni segnalate il crollo nel duomo di Mirandola”.
“Non bisogna drammatizzare gli effetti del nuovo sisma di oggi sul patrimonio culturale, essenzialmente architettonico, in Emilia – osserva Vittorio Sgarbi - Quando il terremoto cesserà davvero si interverrà. Adesso ci sono i morti, ragione di dolore, la vera tragedia”.
“E’ evidente che nuove scosse a distanza di pochi giorni abbiano colpito altri edifici e perfezionato l’urto contro quelli già lesionati, ad esempio è definitivamente crollato il torrino del Municipio di Finale. L’importante – sottolinea Sgarbi – è che le case di civile abitazione abbiano in gran parte resistito. Questo permetterà un rapido ritorno alla normalità quando le scosse finiranno. I centri abitati resteranno vivi, non come è purtroppo accaduto al centro storico dell’Aquila, e sui monumenti si potrà intervenire: si recupererà quanto lesionato, si ricostruirà quanto crollato, con singoli cantieri che non bloccheranno la vita quotidiana” .
“La pittura è unica, l’architettura è disegno e può essere ricostruito”, rimarca Sgarbi, auspicando che “tra due o tre anni gli interventi siano conclusi”, visto che “non sembrano esservi difficoltà particolari, dal punto di vista tecnico, problemi irreparabili”. Sgarbi, infine, si augura che “dopo tre anni in cui nulla è capitato, per inerzia e incapacità dei commissari, si proceda anche al recupero dell’Aquila”.
Social