Il Papa a Milano accompagnato da Bertone. Appello all’unità di laici e cattolici

La ‘prima’ di Benedetto XVI in Piazza del Duomo a Milano è stata un successo: tanti i fedeli che, nel salotto buono della città, hanno accolto tra applausi e sventolio di fazzoletti bianchi l’arrivo del Pontefice in occasione del VII Incontro mondiale delle Famiglie. L’ultima visita di un Pontefice risale a 28 anni fa e la città non ha fatto mancare il suo affetto: dall’aeroporto di Linate all’arrivo in piazza del Duomo sono stati in tanti ad applaudire il passaggio del Pontefice a bordo della ‘papamobile’, mentre le massime autorità cittadine e militari lo attendevano sul sagrato. Sul sagrato presente anche il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, il suo più stretto collaboratore, in un momento segnato per la Chiesa dall’inchiesta sulla fuga di documenti riservati.
E’ stato il sindaco Giuliano Pisapia, a nome della città, a dare il benvenuto “con grande emozione” al Santo Padre e a tutti i fedeli, ma “anche ai non credenti”. Il suo è un saluto “da laico”, ma sicuro che “insieme possiamo fare tanto, se i nostri valori sapranno unire invece che dividere”. E se Pisapia non nasconde di essere come Benedetto XVI ‘fan’ del programma ‘Il Commissario Rex’, dall’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola arriva il ringraziamento per questa visita: “Un dono che rende ogni fedele e ogni cittadino grato e responsabile”. “La famiglia e il lavoro, oggi, sono il nostro ‘ponte’” ha detto Pisapia. “Soprattutto oggi, che la crisi ci impone di riflettere e di cambiare”. La famiglia “significa amore, rispetto, solidarietà. E significa scelta, scelta di condividere un pezzo di strada. La famiglia è, in piccolo, la nostra società”. “Vengo da una famiglia numerosa – siamo sette fratelli, tantissimi zii, un’infinità di cugini – e anche noi, come Lei con suo fratello, guardavamo insieme in televisione il commissario Rex. So – anche da laico – che la famiglia è il primo mattone della società”, dice nel suo intervento Pisapia.
Il Pontefice ha salutato poi la folla. “Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi – ha detto il Papa – e ringrazio Dio, che mi offre l’opportunità di visitare la vostra illustre Città”. “Il mio primo incontro con i milanesi – ha proseguito – avviene in questa Piazza del Duomo, cuore di Milano, dove sorge l’imponente monumento simbolo della Città. Con la sua selva di guglie esso invita a guardare in alto, a Dio”. Quindi Ratzinger ha aggiunto: “Proprio tale slancio verso il cielo ha sempre caratterizzato Milano e le ha permesso nel tempo di rispondere con frutto alla sua vocazione: essere un crocevia – Mediolanum – di popoli e di culture”. “La città ha così saputo coniugare sapientemente – ha proseguito il Pontefice – l’orgoglio per la propria identità con la capacità di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto”. Quindi “ancora oggi, Milano è chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l’Italia”.
Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, ha aggiunto il Papa, la Milano positivamente ‘laica’ e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune. “Cari amici – ha detto il Pontefice – la vostra storia è ricchissima di cultura e di fede. Tale ricchezza ha innervato l’arte, la musica, la letteratura, la cultura, l’industria, la politica, lo sport, le iniziative di solidarietà di Milano e dell’intera Arcidiocesi”. “Spetta ora a voi – ha proseguito – eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione”. “La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi – ha detto il Papa – vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico ‘benessere’, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo”. Un particolare ringraziamento è venuto poi dal Papa alla Chiesa e alla società civile italiana che si è mobilitata in favore delle vittime del terremoto. “Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli – ha scandito Ratzinger – e sorelle l’interessamento solidale e costante della collettività”. A tale proposito, ha aggiunto ancora il Pontefice, mi compiaccio di “quanto la Diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all’intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna”.
C’è stato poi un saluto breve in Piazza Duomo, ma caloroso dai fedeli sulle note di ‘O mia bela Madunina’. Il Papa in serata si è recato alla Scala, dove è stato dato un concerto in suo onore. Conclusa l’esecuzione, il Pontefice si è alzato in piedi per applaudire l’orchestra e il maestro Daniel Barenboim che ha eseguito la nona sinfonia di Beethoven. “La scelta della nona Sinfonia di Beethoven – ha detto – ci permette di lanciare un messaggio con la musica che affermi il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace”. “Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese. Siamo paralizzati dal dolore”. Concluso il concerto, è uscito da una porta secondaria di via Filodrammatici. Il Santo Padre questa volta non ha utilizzato la ‘papamobile’, ma un’auto blindata per dirigersi all’Arcivescovado.
Ad accompagnare nella visita nel capoluogo lombardo il Papa è il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. Si tratta di un evento eccezionale in quanto di norma il Segretario Stato non segue il Pontefice durante le trasferte in Italia. La circostanza mostra la vicinanza del Papa al suo più stretto collaboratore in un momento particolarmente difficile per la Chiesa di Roma segnato dalla crisi e dalle indagini derivate dalla fuga di documenti riservati dal Vaticano. Benedetto XVI in questo modo intende rafforzare il messaggio di mercoledì scorso quando, al termine dell’udienza generale, ha voluto confermare la sua fiducia ai suoi più stretti collaboratori e allo stesso tempo denunciare le tante illazioni che si levano contro la Chiesa.