Donne in guerra, Vaticano contro le suore americane: “Femministe e pro Obama”
(di Carlo Lazzari) Le suore americane non ci stanno. La riforma lanciata dalla Chiesa per cambiare statuto e ruolo delle religiose Usa, considerate troppo femministe sui temi della vita e della sessualità (sono state accusate fra l’altro di aver trattato temi come il sacerdozio alle donne e l’omosessualità), ha sortito un inaspettato terremoto al femminile. Quelle americane, circa 50 mila, non sono suorine timide e poco acculturate di villaggi poveri del sud America o del Centro Africa, devote al silenzio e all’obbedienza alle gerarchie vaticane. Laureate per lo più, dirigenti di ospedali e centri sociali, dottori in teologia, la loro parola dopo due mesi di silenzio e di discussioni interne, è uscita forte e chiara. Una risposta alle gerarchie vaticane dura e risentita rigettando ogni ipotesi di riforma del loro statuto.“Non vogliamo essere trattate come bambini, dov’è il ruolo della donna nelle decisioni sulle strategie di Roma?”. La diatriba è di lunga data, ma si è arrichita di nuovi episodi negli ultimi mesi. L’accusa di fondo da parte delle gerarchie vaticane è che le suore della Leadership Conference of Women (LCWR), il gruppo che raccoglie circa l’80% delle religiose degli Stati Uniti, ha deviato dal corso della Chiesa su tematiche sociali e sessuali con posizioni definite “radicalmente femministe incompatibili con la fede cattolica”. In più le suore americane hanno sfidato apertamente la posizione della Chiesa Americana appoggiando la riforma Obama sulla sanità incluse le controverse norme su aborto e contraccezione. Insomma una spina nel fianco per una Chiesa già sotto pressione tra scandali e rivelazioni, tra corvi e misteri che ne stanno minando la secolare riservatezza . Così mentre Roma annunciava di aver incaricato tre vescovi Usa di redigere una riforma completa dell’organizzazione del ruolo delle suore nella Chiesa, le stesse si sono riunite a Washington per valutare il da farsi. I ventuno membri del comitato nazionale della LCWR, dopo tre giorni di discussioni, hanno emesso il loro verdetto con un secco no a Roma. Suora Pat Ferrel, presidente della conferenza di Washington in una dichiarazione al New York Times, ha commentato: “Noi andremo a Roma il 12 giugno per aprire un dialogo col Vaticano, per rappresentare la verità, una verità che coinvolge il nostro ruolo e la nostra vita nella Chiesa”. La severità del giudizio di Roma sulle suore americane ha sorpreso un pò tutto il mondo cattolico statunitense e la reazione è stata alquanto spontanea con la nascita di un movimento che fornisce sostegno e finanziamenti per la cause delle suore. Mercoledì sera a Cleveland circa 650 persone tra laici, un centinaio di suore e preti che indossavano il collare bianco, si sono raccolti in una Chiesa per onorare la causa delle religiose. Al momento della benedizione, a conclusione della messa, tutto il popolo della Chiesa si e’ alzato in piedi con una stand ovation di oltre 5 minuti per le religiose in trincea.
Il braccio di ferro tra Roma e una parte del mondo cattolico americano, ferito profondamente già dallo scandalo dei preti pedofili, sta mettendo non poco a disagio le gerarchie vaticane che non si attendevano una risposta così autorevole e coraggiosa da parte delle donne della Chiesa. Per ora la mission di sottomttere le ribelli, il Pontefice l’ha affidata all’arcivescovo Sartain. Il prelato avrà fino a 5 anni per ridisegnare regola e funzioni delle suore “femministe”. La Chiesa non ha fretta l’importante è riportare il dissenso nell’alveo dell’ortodossia. Ma questa volta forse ha sbagliato i conti con la storia: la sfida con una chiesa al femminile puo essere molto più impegnativa di quanto la monachia assoluta degli uomini di Roma abbia preventivato.
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