Rai, Bersani chiama fuori il Pd dalle spartizioni: Per il Cda sosterremo candidati esterni
“La Rai è un’azienda e come un’azienda può e deve funzionare. La destra con i suoi irresponsabili veti ha impedito ogni intervento, per questo abbiamo deciso di non nominare alcun nostro rappresentante nel Cda”. Ad annuinciarlo è il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani in una lettera alle associazioni ‘Se non ora quando’, ‘Libertà e Giustizia’, ‘Libera’ e ‘Comitato per la libertà’ affermando che “qualora le vostre Associazioni ritenessero di indicare due candidature per il Cda, noi siamo pronti a sostenerle per garantire comunque, nella transizione ad una nuova governance dell’Azienda, la voce di liberi protagonisti della società civile”.
Secondo Bersani “la Rai vive il momento più drammatico della sua storia: umiliata da chi l’ha asservita ai capricci della destra, incapace di competere, priva di un chiaro indirizzo industriale. Non è solo un problema di autonomia dell’informazione o di scarso pluralismo, oggi il male è ben più profondo”. “Le decisioni -aggiunge- che dovrebbero essere guidate da valutazioni esclusivamente aziendali vengono prese sempre più fuori dall’Azienda. Anni di lottizzazione hanno cambiato la Rai, finendo per inaridire la capacità innovativa della più grande industria culturale del Paese. Il tutto mentre migliaia di lavoratori e lavoratrici ogni giorno con professionalità e passione si impegnano per un’azienda che amano, come la amano gli italiani. Gli ascolti calano, la raccolta pubblicitaria fatica, l’innovazione tecnologica è bloccata, le prospettive industriali sono nel buio: questa oggi è la Rai. Davvero dobbiamo rassegnarci a un triste declino? Io credo di no; d’altra parte, se qualcosa di buono è venuto da questi mesi terribili, è la conferma che sono in tantissimi a non volerlo fare”. “Le manifestazioni che hanno denunciato e contrastato i momenti più drammatici dell’occupazione politica, l’impegno di intellettuali e uomini di cultura, la voglia di non arrendersi di chi dall’Azienda è stato emarginato o peggio allontanato sono la dimostrazione che si può invertire la rotta. E che si può immaginare una Rai diversa, che torni a essere un asset per il Paese. Per questo abbiamo voluto esprimere una posizione forte, rompendo unilateralmente -sottolinea Bersani- il rito della lottizzazione”.
E, rivendica il leader Pd: “Altro che Aventino! A isolarsi sono quelli che ancora oggi pensano di continuare come se niente fosse a distruggere il servizio pubblico. Abbiamo proposto una riforma minima, in attesa di affrontarne una più complessiva nella prossima legislatura.
Abbiamo chiesto di ritoccare la legge Gasparri modificando la governance dell’Azienda, dandole un amministratore delegato con i poteri di dirigerla veramente, di cambiarla, di impostare una strategia industriale degna di questo nome”. “Con tutte le sue peculiarità, la Rai è un’azienda e come un’azienda può e deve funzionare. La destra con i suoi irresponsabili veti ha impedito ogni intervento, per questo abbiamo deciso di non nominare alcun nostro rappresentante nel Cda. Il meccanismo con cui funziona l’Azienda impedirebbe anche ai più liberi e qualificati di amministrarla sul serio.
Se vi scrivo è perché questa battaglia l’abbiamo fatta anche per dare una risposta concreta alla richiesta che in tante occasioni ci avete ripetuto: ‘i partiti fuori dalla Rai’”. “Noi oggi lo facciamo davvero. Nella prossima legislatura metteremo mano a una riforma che farà rinascere l’Azienda, aprendola anche al contributo di chi, come Voi, ha dimostrato di amarla molto più di parecchi di quelli che l’hanno amministrata in questi anni. Lunedì scade il tempo per la presentazione delle candidature per il Cda. Noi non ne presenteremo. A fronte di questa nostra posizione, più volte ribadita, la destra rifiuta ogni discussione, ogni riflessione e intende procedere”.
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