Anticorruzione, il decreto passa alla Camera ma il Pdl promette: Cambieremo il testo al Senato
Superato ieri il difficile passaggio delle tre fiducie sugli articoli 10, 13, 14, questa mattina l’aula della Camera ha approvato il ddl anticorruzione con 354 voti favorevoli, 25 voti contrari e 102 astenuti. Ora il testo passa all’esame del Senato.
Chiaro il dissenso pidiellino: al voto hanno infatti partecipato in 138 su 210, poco più di un deputato su due del Pdl era in aula. E poi, nel merito, in 38 si sono astenuti, 2 hanno votato contro (Luca D’Alessandro e Lucio Barani). Tra gli astenuti del Pdl, alcuni esponenti di spicco dell’associazione ‘Per un’altra Italia’ (formata da pidiellini e vari parlamentari ‘montezemoliani’) Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Gaetano Pecorella e Mariella Bocciardo. E poi Guido Crosetto e Renato Brunetta, tra i più critici critico verso il governo Monti. Alcuni berlusconiani della prima ora come Roberto Tortoli e Michaela Biancofiore. Ed ancora Aldo Brancher, Pietro Lunardi, Giancarlo Mazzuca, Alfonso Papa, Pietro Testoni, Gregorio Fontana, responsabile Tesseramento del Pdl e Giuseppe Moles, vicino a Antonio Martino. Ci sono anche ex-An del Pdl come Mario Landolfi, Alfredo Mantovano, Giorgio Holzmann.
E tra quelli che non hanno partecipato al voto anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Non c’era neanche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Sebbene il gruppo democratico, con oltre il 90% di deputati, è stato il più presente in aula. Dei tra leader di Abc, solo Pier Ferdinando Casini, era presente e ha votato sì. La Lega si è astenuta mentre ha votato contro il gruppo dell’Idv.
Tra gli ordini del giorno approvati, quello presentato dal capogruppo del Pd Dario Franceschini, sottoscritto durante il dibattito da tutti i gruppi parlamentari, che impegna il governo ad esercitare la delega per rendere applicabile le nuove norme sull’incandidabilità in tempo utile per le prossime elezioni politiche del 2013.
Durante le dichiarazioni di voto, il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha annunciato che al Senato “faremo di tutto per cambiare il ddl sulla nuova concussione e sulle influenze”. E non ha usato mezzi termini per avvisare il Guardasigilli Paola Severino sulla responsabilità civile dei magistrati: ”Non vogliamo essere ulteriormente strangolati. Come dice il proverbio, uomo o donna avvisata, è mezzo salvata!”. L’esponente azzurro evoca le ”manette” in Aula ed esprime un duro giudizio contro il governo tecnico, responsabile, dice, di aver impedito il libero dibattito sul ddl corruzione: ”Noi avremmo voluto liberamente dibattere senza che lei fosse venuta in Parlamento a metterci le manette”.
Parole che hanno suscitato la reazione del presidente della Camera, Gianfranco Fini: ”Spero di essere smentito – ha detto – ma dopo l’intervento dell’onorevole Cicchitto, temo che il ddl anticorruzione non sarà approvato prima della fine della legislatura”.
Da parte sua il ministro della Giustizia Paola Severino ha detto di apprezzare il comportamento di chi ha votato la fiducia” spiegando che “se c’è un rimpovero che non ci puo’ essere addebitato è di non essere stati aperti al dialogo. Io ho sempre parlato di correzioni. Ma qando poi ci siamo resi conto che il dialogo non andava più avanti abbiamo deciso di portare il testo in aula”. “Riserve sono state fatte da un parte e dall’altra, ma se pretendessimo di aver fatto la legge migliore del mondo peccheremmo di presunzione”, ha concluso Severino.
Secondo il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, il ddl “un segnale importante” che va nella direzione del “maggior rigore e severità”. “Condannati fuori dalle liste elettorali a partire dalla prossime elezioni – commenta Casini -. Non si poteva prendere una decisione diversa”. Visto il dissenso attorno al ddl da parte del Pdl, Casini si augura che queste critiche non comportino uno stop alla legge: “Questa legge si deve fare e deve entrare in vigore subito, gia’ dalle prossime elezioni, l’incandidabilit. Mi auguro che il Pdl non voglia percorrere questa strada. Bloccare questa legge sarebbe un atto di perfetto autolesionismo politico e lo sarebbe anche per il Pdl”.
Per il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini “i numeri in quest’Aula sono gli stessi di qualche mese fa e vorrei ricordare a chi è di memoria corta che l’agenda parlamentare sui temi della giustizia fino a otto mesi fa aveva come titolo il processo breve, la prescrizione lunga, le intercettazioni, le leggi ad personam ed oggi, con questi stessi numeri, in questa stessa Aula, noi stiamo discutendo se le norme contro la corruzione sono sufficientemente rigorose. A me pare una rivoluzione nel merito, un cambiamento profondo che dovrebbe essere rivendicato orgogliosamente dal sistema Paese”.
Soddisfazione è stata espressa anche dal gruppo di Futuro e Libertà. “Ieri – si legge in una nota – il gruppo Fli aveva deciso di non partecipare al voto di fiducia sull’articolo 10 del disegno di legge anticorruzione proprio per costringere il governo ad assumere un impegno preciso circa i tempi di adozione del decreto legislativo di riordino del sistema dell’incandidabilita’, in particolare per quanti sono stati condannati per reati di grave allarme sociale e contro la pubblica amministrazione”.
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