Pomigliano, il giudice: la Fiat ha discriminato la Fiom. Ora dovrà riassumere 145 operai
Il giudice del lavoro di Roma ha accertato il comportamento discriminatorio di Fiat e ha condannato il Lingotto alla ‘riassunzione’, nello stabilimento di Pomigliano, di circa 145 operai della Fiom. A spiegare il dispositivo della sentenza emessa oggi, dopo due udienze la scorsa settimana, è l’avvocato che segue le vicende Fiom, Franco Focareta.
Il Tribunale dunque ha accolto in sostanza il ricorso avanzato dalla Fiom, per conto degli operai del sito campano della Fiat, secondo cui l’azienda non avrebbe ‘riassunto’ nella Newco creata a Pomigliano “nessun lavoratore iscritto alla Fiom”. Allo stato attuale, infatti, calcolano le tute blu della Cgil, “su 2.200 lavoratori assunti nessuno è iscritto alla Fiom”.
Il Lingotto non ha commentato nel merito la sentenza ma entro trenta giorni presenterà ricorso.
Per il ministro del Lavoro Elsa Fornero è “improprio” commentare la notizia senza aver letto il dispositivo della sentenza. “Direi che mi pare di dovermi attenere alla buona pratica secondo cui, prima di commentare, bisogna vedere il dispositivo – ha detto ai giornalisti a Lussemburgo – Ho visto solo un’agenzia, non so neanche quanti lavoratori siano coinvolti. E’ improprio commentare così a caldo questa notizia”.
“La sentenza sana una ferita ma non risolve i problemi complessivi aperti perché come vengono garantite le tutele e i diritti dei lavoratori a Pomigliano devono essere garantiti in tutti gli stabilimenti Fiat”, è il commento del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini che si rivolge quindi a governo e forze politiche perché “garantiscano i diritti sanciti dalla Costituzione a qualsiasi livello”.
“Oggi si è ricostruito il diritto dei lavoratori di Pomigliano di scegliere liberamente il sindacato che vogliono e di non essere discriminati o selezionati nell’assunzione in base alla tessera sindacale che hanno”, ha commentato il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo aggiungendo: “Oggi si è riaffermato il diritto civile e democratico e Fiat ha sbagliato e perso tempo, che avrebbe potuto dedicare a nuovi prodotti e alle vendite, a dividere i sindacati e i lavoratori. Il consenso – conclude – non si costruisce con l’autoritarismo”.
La sentenza che condanna il Lingotto “è una buona notizia” che dimostra come siano “inaccettabili le scelte di Fiat” e il suo “modello autoritario che vuole cancellare il sindacato in ragione della critica al suo modello organizzativo”, dice la leader Cgil, Susanna Camusso.
“Ancora una volta un tribunale sanziona lo stile discriminatorio della Fiat di Sergio Marchionne. La violazione di diritti fondamentali dei lavoratori non è compatibile con la democrazia e con la modernità”, scrive su Twitter Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà.
Per Giuseppe Berta, professore alla Bocconi e uno dei massimi esperti di Fiat, la sentenza su Pomigliano “ha una indubbia efficacia simbolica” e “poche chances di applicazione pratica”, ma ”può aumentare la spinta al disimpegno” di Fiat in Italia, commenta con l’Adnkronos.
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