Aereo turco abbattuto in Siria, tensione alle stelle tra Damasco ed Ankara
Tensione alle stelle tra Ankara e Damasco dopo che l’esercito siriano ieri ha abbattuto un caccia turco davanti a Latakia, nella Siria settentrionale. Al momento non vi sono notizie riguardo ai due piloti del caccia, un Phantom F4 dell’aviazione turca. Alle operazioni di ricerca sono impegnati anche aerei e navi siriane.
“Il nostro sistema di difesa ha abbattuto un obiettivo, risultato essere un caccia militare turco, che aveva violato il nostro spazio aereo, volando sulle nostre acque territoriali”, ha affermato in una nota un portavoce militare siriano, citato dall’agenzia d’informazione ‘Sana’.
Anche il presidente turco, Abdullah Gul, ha detto che il caccia potrebbe aver violato lo spazio aereo siriano a causa dell’alta velocità. “E’ routine per i caccia alcune volte passare avanti e indietro i confini” ha affermato Gul, citato dall’agenzia d’informazione ‘Anadolu’. “Non si tratta di azioni malintenzionate – ha spiegato – ma sono incontrollabili a causa dell’alta velocità dei jet”. Gul ha annunciato l’apertura di un’inchiesta.
Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, commenterà domani mattina la vicenda. Lo riferisce la tv di Stato ‘Trt Haber’, precisando che l’intervento di Davutoglu inizierà alle 9.30 ora italiana. Il ministro degli Esteri oggi ha incontrato i vertici dell’esercito e dell’intelligence e il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, auspica una soluzione “attraverso i canali diplomatici” della vicenda. Lo ha detto un portavoce di Ban Ki-moon, nel corso di una dichiarazione alla stampa. “Il segretario generale sta seguendo la situazione da vicino”, ha aggiunto il portavoce, precisando che il segretario generale Onu “spera che questo grave incidente venga gestito con moderazione” da entrambe le parti.
La Siria dal canto suo ha assicurato di non avere “nessun intento bellicoso nei confronti della Turchia”. E’ quanto ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Damasco, Jihad Makdissi, ribadendo che i sistemi di difesa aerea che sono entrati in azione ieri “erano sul suolo siriano” e hanno attaccato il velivolo turco “per proteggere il territorio siriano”.
Il caccia potrebbe essere ”un RF 4, versione da ricognizione del Phantom. Forse era in missione per verificare la dislocazione delle truppe siriane”, dice all’Adnkronos Gianandrea Gaiani, direttore di ‘Analisidifesa.it’ e considerato uno dei maggiori esperti italiani di questioni geostrategiche. Per Ankara potrebbe essere un ”’casus belli’, poiché già in passato aveva lamentato tiri di artiglieria siriana sul suo territorio e minacciato di coinvolgere la Nato”.
Con l’abbattimento del jet turco, tuttavia, la Siria ”ha dimostrato di possedere armi antiaeree, russe, moderne ed efficaci: una forma di deterrenza contro un eventuale attacco aereo della Nato simile a quello attuato sulla Libia, dove però Gheddafi non è mai riuscito ad abbattere un caccia alleato. In questo senso – osserva Gaiani – la Siria ha dimostrato di poter contare su una difesa aerea di rilievo, basata su diverse batterie di missili a corto, medio e lungo raggio. L’episodio che sembra costituire un’escalation nell’area, potrebbe invece aver prodotto un effetto deterrente”.
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