Lega, Maroni eletto nuovo segretario: Via dalle poltrone romane e dalla Rai. Bossi, ultimo atto tra le polemiche
Roberto Maroni è il nuovo segretario della Lega Nord. A eleggerlo all’unanimità è stato il congresso federale per alzata di mano. “Bossi è mio fratello, lo porterò sempre nel cuore”, è stato il commento del neo eletto, a fugare ogni dubbio su possibili dissidi.
E il Senatur non riesce a trattenere le lacrime e salendo sul palco cita un eloquente passo della Bibbia, quello nel quale “al re Salomone si presentano due donne e vogliono entrambe un bambino. Salomone non sa decidere di chi è il bambino e dice alle sue guardia ‘tagliatelo in mezzo’”. Con la voce rotta Bossi prosegue ricordando che “una delle donne grida ‘no, no non tagliatelo, datelo all’altra, non tagliate il bambino perché il bambino è suo”. “Così questo ho fatto io - chiosa Bossi – lo dico perché avverto che alcuni ancora non lo hanno capito”.
In settimana Maroni nominerà la sua squadra che lo affiancherà “in qusto difficile e complicato, ma affascinante e meraviglioso nuovo incarico”., ha detto il neo segretario. Ci saranno “tre vicesegretari con un segretario vicario, un numero due che sarà naturalmente del Veneto”. “Cominciamo a lavorare subito”, insiste Maroni che fa un appello ai militanti: ”Io sono uno di voi, voglio che mi consideriate uno di voi. La mia porta sarà sempre aperta, sono a disposizione dei militanti. Ho cominciato come militante e voglio che mi consideriate un semplice militante della Lega momentaneamente incaricato di un compito che fa tremar le vene nei polsi”. “Stiamo tutti insieme – questo l’appello di Maroni – statemi vicino perché ho bisogno di sentire il calore e la passione dei militanti, dei nostri meravigliosi militanti. Non c’è niente che valga di più nella Lega. Voi siete i nostri diamanti, la nostra ricchezza, la nostra forza e il nostro futuro. Grazie a tutti, amici. Viva la grande Lega nord”.
Nel discorso che lo ha portato all’elezione Maroni ha messo le mani avanti: “Facciamo subito patti chiari e amicizia lunga, non me lo ha ordinato il medico di fare il segretario federale, anzi so bene cosa vuol dire farlo in un movimento vivo di tanti straordinari militanti e di tantissime sezioni. Vuol dire ‘farsi un mazzo così”, ha esordito. “Significa correre ovunque e ascoltare tutti. Non me lo ha ordinato il medico, anzi – ha scherzato – mi ha ordinato di non farlo”.
Ma “farò il segretario, se il congresso mi eleggerà e garantisco lo stesso impegno che ho messo negli ultimi tre anni alla lotta alla mafia”.
“Io voglio fare il segretario federale come deve essere fatto e come prevede lo statuto: senza tutele, senza commissariamenti, senza ombre ma con il coinvolgimento di tutti”.
“Da candidato segretario voglio indicare quello che deve essere la Lega non la nuova Lega come qualcuno sostiene ma la Lega e basta, nata per l’indipendenza della Padania. Abbiamo passato momenti duri e difficili e non sarà facile recuperare la fiducia dei cittadini e di chi ci ha votato ma soprattutto di chi non ci vota più perché considera la Lega uguale agli altri partiti. Io sono qui però perché ci credo e voglio che la Lega torni a essere potentissima come è stata negli ultimi decenni. In ogni caso l’articolo 1 del nostro statuto non sarà mai modificato perché il nostro progetto non cambia, quello di realizzare la Padania come una regione europea”.
“Noi non siamo contro l’Europa e l’euro – ha scandito Maroni -, a condizione che si possa creare una nuova Europa con le regioni che nell’euro ci stanno, cioè la Padania e le altre regioni del mitteleuropa”.
“Via da Roma se può essere la strada” e “via da Roma significa – ha chiarito Maroni – che del problema delle alleanze chi se ne frega, certamente non ci può essere nessuna alleanza con i partiti che sostengono il governo Monti. Vuol dire via dalle poltrone romane, fuori dalla Rai e da questi posti di potere che non ci hanno portato nulla”.
“Basta piangerci addosso. Non ne posso più. E’ successa una cosa brutta e non credo ai complotti.Abbiamo cominciato a fare pulizia e continueremo a farla”.
La Lega “deve diventare il primo partito di tutte le regioni della Padania. Il nostro obiettivo è riconquistare il territorio e questa è la chiave del nostro successo e la nuova fase deve passare da qua. Non vorrei più – ha concluso – che fosse Monti a rappresentare la Padania in Europa”. “Il governo Monti è il vero nemico della Padania” e “il primo obiettivo è licenziare il governo Monti senza possibilità di reintegro”.
A scaldare la platea leghista prima dell”incoronazione’ di Maroni, è stato l’intervento di Umberto Bossi.”Non ci sono ladri nella Lega i ladri sono altri e stanno a Roma”, ha affermato dal palco il neo presidente del Carroccio. “Tutto quello che è avvenuto in casa della Lega – ha aggiunto – è stato studiato a tavolino”.
“Qualcuno ha aperto la fortezza della Lega dall’interno: avevamo un amministratore sbagliato”, dice riferendosi al tesoriere Francesco Belsito. “Faccio fatica ancora adesso – ha ammesso Bossi – a credere che un nostro amministratore fosse legato alla ‘ndrangheta. Chi lo sapeva doveva dircelo”.
Bossi si è tolto quindi anche qualche sassolino dalla scarpa: “Chi alzava le scope avrebbe fatto meglio a non farlo perché non aveva capito che la cosa era organizzata”, ha scandito ricordando la serata del 10 aprile a Bergamo in difesa dell’”orgoglio padano” durante la quale migliaia di militanti agitavano le scope in segno di pulizia all’interno del partito. “Se si andasse in fondo -ha detto Bossi- si capisce che avrebbero fatto meglio a non alzarle troppe. C’era addirittura uno, un po’ ridicolo che alzava la scopa e gridava ma poi il suo autista al posto di farlo pagare al Comune lo faceva pagare alla Lega”.
Ma, ha tuonato il Senatur, “chi pensava che la Lega morisse, non ha capito bene”. “Io non ero preoccupato per la Lega ma ero preoccupato che morisse un sogno, quello della Padania e lo dico a tutti quegli imbecilli che fanno parte della Lega ma girano con il tricolore”. Secondo Bossi, più volte interrotto dal grido ‘Secessione, secessione’, “i simboli valgono se vengono utilizzati bene e io credo sempre nella Padania. Sono anche convinto che se ci fossero 20 milioni di ragazzi della prima guerra mondiale non sparerebbero da quella parte ma contro i nemici di Roma e il centralismo italiano”.
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