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Infradito, 50 anni e non dimostrarli: la scarpa di gomma brasiliana festeggia il mezzo secolo di vita

La prima volta fu il 1962, in Brasile. Nasce una scarpa di gomma, low cost, liberamente ispirata al sandalo tradizionale giapponese con i chicchi di riso stampati sulla suola. Rivoluzionaria per comodità, resistenza, prezzo a buon mercato. Brindano al 50esimo compleanno le infradito (o havaianas).
A distanza di anni non hanno perso nulla del loro smalto e glamour. Simbolo di uno stile di vita dinamico, intraprendente, informale. Amate da uomini e donne, fanciulle soprattutto, persino da istituzioni e politici.
Nello stesso periodo nasceva un’altro indumento rivoluzionario destinato a resistere al tempo: la minigonna di Mary Quant (o, secondo alcuni, dello stilista francese Andrè Courrèges) che da lì a pochi anni avrebbe spopolato tra le giovani cambiando per sempre la moda e l’immagine femminile.
Ma se la mini resta simbolo incontrastato dell’emancipazione femminile, nessuno mai, come accaduto invece alle havaianas intorno agli anni ’80 in Brasile, la battezzò ‘bene di prima necessità’.
Le infradito vennero infatti considerato indispensabili, parsimoniose nella loro eleganza minimal, per camminare, correre, passeggiare sulle spiagge di Ipanema. Un trend che incuriosì le grandi maison storiche. Dalla gomma alla tomaia il passo fu molto breve. Debuttano sulle passerelle le aristo-infradito. Edizioni limitate, naturalmente, per Celine, Missoni, Stern, Paul Joe, Pinel, Agatha Ruiz de la Prada (coloratissime e create con plastiche speciali), ma anche realizzate con pietre dure o preziose, sofisticate e al passo con i tempi, ricchissime, sfarzose, incastonate con diamanti e oro a 18 carati.
In commercio, da qualche tempo, anche le infradito bon ton con rose, fiocchi o pon pon, indossate dall’attrice Kate Hudson o da Ashley Olsen o trasformate in scarpe da sposa, chic e eleganti, per matrimoni da celebrare sulla spiaggia, su panfili e navi, come John John Kennedy e Caroline Bessette (l’isola di Cumberland, all’interno di un’antica chiesa battista) o il regista di origine siciliana Massimo Piparo con la giovane attrice Samuela Sardo. Cresce la voglia di infradito con il caldo.
Il grande cinema riporta alla memoria celebri flash di attrici immortali, che hanno indossato le infradito (o flip flop) rivisitate, corrette dai maestri delle botteghe artigiane di Positano, Sorrento, Amalfi, Capri. Sophia Loren, Greta Garbo, Audrey Hepburn, Rita Hayworth, Elisabeth Taylor (Enzo Albanese firmò per lei le prime scarpe tempestate di diamanti e svarosky nel 1959), ma anche Jacqueline Bouvier Onassis, vedova Kennedy, le gemelle Kessler.
La contemporanità si è impossessata del mito delle infradito. Per comodità, forse, grazie al suo disegno classico e stilizzato. Un cuore di apparente semplicità sul quale possono essere inseriti tocchi di stravagante innovazione. Come le ‘tongs’ di Casadei, create in plastica laccata con strass noirs, sfumate sui colori caramellati. Il verde pistacchio, il giallo acido, l’orange’ e il rosa confetto. Creatività e glamour per la stilista Paula Soler che per l’estate 2012 ha immaginato un modello con suola viola e t-bar impreziosito da un riccio di tessuto a contrasto e chiuso da trecce e cinturini strette intorno alla caviglia. Modello perfetto per interpretare lo spirito dell’estate.