San Raffaele, il gip avverte: Nella fondazione resta l’allarme c’è ancora chi ruba dove può rubare
Pochi giorni prima del suicidio di Mario Cal, rubarono dal caveau del San Raffaele 1 milione di euro in contanti e titoli. Con l’accusa di furto sono stati arrestati oggi Antonio Vito Cirillo e Francesco Pinto, membri della security del San Raffaele.
Con loro è stato arrestato anche Danilo Donati, in posizione apicale nella security della fondazione.
Nei confronti di quest’ultimo è scattata l’accusa di tentata estorsione, in concorso con il fondatore Don Verzè (morto a dicembre scorso), per l’incendio dei vicini campi sportivi. Un episodio avvenuto nel 2006, comnmissionato direttamente dal fondatore del San Raffaele, che aveva come obiettivo quello di costringere l’imprenditore Andrea Lomazzi a risolvere anticipatamente un contratto di locazione con la fondazione Monte Tabor, così da poter rientrare in possesso dei terreni per poter sviluppare nuove iniziative immobiliari.
Al San Raffaele di Milano c’è ancora “chi ruba dove può rubare”, scrive il gip di Milano Vincenzo Tutinelli nell’ordinanza di custodia cautelare.
In particolare il giudice cita il caso di una Mercedes in uso a Mario Cal (morto suicida nel luglio dello scorso anno) e intestata alla fondazione, pagata dalla fondazione nel 2005 106 mila euro e rilevata da Cirillo per 17 mila euro nel novembre 2011. Dopo aver raccontato la storia, il gip sottolinea che ”al di là degli aspetti tra il comico e il grottesco” la sostanza è che ”in pendenza di una procedura concorsuale c’e’ ancora chi lavora al San Raffaele con attitudine predatoria, si impossessa di beni sotto costo e ruba dove puo’ rubare”.
Il gip non risparmia poi Don Verzé, accusato di una ”violenta campagna” contro l’imprenditore Lomazzi. Il fondatore dell’ospedale “aveva bisogno di rientrare anticipatamente nella disponibilità dei terreni per sviluppare una diversa iniziativa immobiliare”. Per questo, di fronte alle resistenze di Lomazzi, don Verzè ‘dispone’ un incendio al centro sportivo oltre a sollecitare ad alti organi istituzionali ispezioni al fine di scoraggiare l’attività del centro sportivo stesso. Nell’ordinanza, infatti, il giudice riporta una conversazione avvenuta tra don Luigi Verze’ e il generale Niccolo’ Pollari.
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