Tagli alle spese, il governo: Nessun ospedale sarà toccato. Medici in rivolta. Oggi le misure
Nessun ospedale da chiudere. A precisarlo è una nota del ministero della Salute spiegando che, in merito alle notizie stampa (con riferimento all’ipotesi di chiusura dei nosocomi da meno 120 o 80 posti letto contenuta nella bozza di spending review), ”non esistono liste di ospedali da chiudere, né nessuno le sta predisponendo”. La nota arriva mentre era in corso l’incontro tra i presidenti della Regioni e il ministro della Salute Renato Balduzzi per discutere i tagli alla sanità nell’ambito della spending review che dovrebbe essere uno dei punti all’odg del Consiglio dei Ministri convocato per le ore 17 a Palazzo Chigi.
Intanto, mentre Federfarma si prepara a una manifestazione contro i tagli (“Siamo andati in Questura per chiedere l’autorizzazione per un corteo davanti a Montecitorio per il 10 luglio”, riferisce il presidente Annarosa Racca), esprimono preoccupazione i principali sindacati della dirigenza medica del Ssn (Anaao Assomed, Cimo Asmd e Fp Cgil medici).
A preoccupare i camici bianchi sono soprattutto due punti della bozza del decreto sulla revisione della spesa: la riduzione del numero dei posti letto ospedalieri – che nelle intenzioni del Governo dovrebbe passare da 4,2 a 3,7 per mille abitanti – e il taglio del Fondo sanitario nazionale, stimato in 1 miliardo per il 2012, di 2 per il 2013 e di altri 2 per il 2014.
“Questa riduzione – spiega Domenico Iscaro, presidente Anaao Assomed, all’Adnkronos Salute – avrà riflessi drammatici sulla tenuta del sistema. Senza contare che negli ultimi dieci anni ne sono stati tagliati 45 mila. Siamo già ampiamente sotto la media europea”. Dello stesso avviso il segretario nazionale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza: “La media europea dei posti letto ospedalieri – spiega – è pari a 5,2 per mille abitanti”. Insomma, non sembrerebbe questa la ricetta per drenare risparmi. “Non dico – aggiunge Cozza – che non vada fatta un’azione di riconversione e di taglio di qualche posto letto inappropriato, ma non è facendo interventi con l’accetta, lineari che si risolve il problema”.
Anche Riccardi Cassi, presidente della Cimo Asmd, non è contrario a un riordino del sistema. “Questa operazione, però – sottolinea – va preceduta da un’attenta riorganizzazione della medicina territoriale. Va infatti creata un’alternativa dove il cittadino può rivolgersi per un primo intervento”.
Ad allarmare i camici bianchi c’è poi il taglio del Fondo sanitario nazionale, che dovrebbe scattare da subito, già dal 2012. “Un taglio da tre miliardi nei prossimi 18 mesi – sottolinea Iscaro – inciderebbe pesantemente sulla tenuta del sistema. Meno soldi equivalgono a meno servizi. Si rischia di mettere a repentaglio la garanzia dei livelli essenziali di assistenza e di portare al collasso il sistema”.
All’interno della bozza di decreto, nella parte riguardante la riduzione dei posti letto, si fa cenno, a seguito di questi tagli, a un “coerente adeguamento delle dotazioni organiche”. Lavoro a rischio per medici e infermieri? “Non credo”, taglia corto Iscaro. “Noi come numero siamo già ampiamente al di sotto. Abbiamo il blocco del turnover”.
Dello stesso avviso Cassi: “L’adeguamento non dovrebbe riguardare i camici bianchi e gli operatori sanitari. Semmai – spiega – con meno posti letto potrebbe essere ridotto il personale di supporto, ad esempio i dipendenti che si occupano delle pulizie o chi lavora nelle cucine. Magari in alcune aree il personale è mal distribuito e potrebbe essere ricollocato altrove, ma non credo a una riduzione degli organici legata al taglio dei posti letto”.
Insomma, le anticipazioni di questo decreto non piacciano ai medici. “Eliminare e combattere gli sprechi è giusto e auspicabile, ma fare tagli lineari è sbagliato e miope. Ridurre risorse, posti letto e organici porta a una riduzione delle prestazioni rese ai cittadini. Questa – conclude Cozza – non è una scelta tecnica ma politica, che tende a disinvestire nella sanità pubblica”.
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