Monti attacca le parti sociali: Concertazione madre di tutti i mali. Sindacati in rivolta
Le riforme delle pensioni e del lavoro, la vicenda esodati e i tagli della spending review. I rapporti dei sindacati con il governo sono stati fino ad oggi all’insegna di una insofferenza crescente. Per i sacrifici chiesti ai lavoratori e per una serie di richieste, dal fisco all’occupazione, rimaste inascoltate. Ora, l’affondo del premier Mario Monti sulla concertazione, che “ha generato i mali contro cui oggi ci si trova a lottare”, rischia di ridurli ai minimi termini. Almeno stando alle reazioni, immediate, dei leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
“Gli esercizi di concertazione del passato hanno generato i mali contro cui lottiamo oggi e per i quali i giovani non trovano lavoro proprio perché lo Stato interveniva”, saldando con il bilancio pubblico le esigenze dell’economia, ha scandito il premier all’assemblea dell’Abi. Parole che sono state pronunciate all’interno di un ragionamento articolato sul ruolo delle parti sociali, che “devono restare parti, parti vitali e importanti ma non soggetti nei cui riguardi il potere pubblico applichi una sorta di outsourcing della responsabilità politica” in materia di economia. Ancora, il premier aggiunge: “Non ci si deve sorprendere” delle reazioni delle parti sociali di fronte “ad una durezza dettata dall’emergenza”, ma “bisogna capire che ci possono essere reazioni di non soddisfazione non solo e non tanto su singoli provvedimenti quanto in risposta di una riduzione oggettiva del loro ruolo nel sistema decisionale”.
Un approccio che trova il leader sindacali pronti a dare battaglia. A partire dal segretario generale della Cgil. “Non accettiamo lezioni di democrazia da chi è stato cooptato”, dice senza mezzi termini. Per poi cercare sponda nella storia. Una “lezioni di democrazia da chi è stato cooptato e non si è confrontato con il voto degli elettori è un po’ imbarazzante per il futuro democratico del Paese”, prosegue Camusso. “Farlo poi nella platea delle banche e degli interessi bancari, dentro questa grande crisi, meriterebbe un’ulteriore riflessione”, aggiunge e incalza: “Monti quando parla di queste cose non sa di cosa sta parlando”, dice, ricordando la ‘prova’ del 1993, “l’ultima concertazione che salvò dalla bancarotta il Paese, con cui si fece una riforma delle pensioni equa, al contrario di quella fatta dal governo attuale, e che permise al Paese di entrare nell’euro”.
Tranchant, anche se con una maggiore attenzione a tenere aperta la porta del dialogo, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: “Non c’è alternativa alla concertazione in nessun Paese a democrazia matura e ad economia avanzata”. E questo perché “i governi, per quanto autorevoli e composti da personalità di altissimo profilo, non possono guidare da soli questa difficile stagione di cambiamenti e di riforme senza un ampio consenso sociale”. Ma Bonanni invita anche, tutti, alla calma. Ora, “bisogna moderare i toni sia da parte di chi ci governa, sia delle parti sociali, e collaborare tutti insieme, come è successo in altre stagioni complicate della vita del paese”, dice ancora, rivolto al duro giudizio con cui la Cgil ha commentato le dichiarazione di Monti. Il governo, infatti, “non può pensare di avere il dono dell’infallibilità, ma nello stesso tempo le forze sociali devono partecipare alla ricerca delle soluzioni più idonee, senza porre veti al confronto”, dice ancora.
Netta anche la presa di posizione del leader della Uil, Luigi Angeletti. Oggi, ricorda, “l’Europa consiglia il dialogo sociale come strumento per la crescita. Ma il nostro presidente del Consiglio è più realista del re: pensa di poter salvare l’Italia senza preoccuparsi di salvare gli italiani”. Monti, aggiunge poi, ”apparentemente, come molti, sembra confondere la concertazione con la consociazione”. La sintesi di Angeletti è che sia necessario “trovare la migliore soluzione senza che si accettino, ovviamente, diritti di veto”. ”E’ riduttivo oltre che irrispettoso nei confronti dei sindacati e dei lavoratori affermare che siano stati gli esercizi di concertazione a generare i mali contro cui oggi il Paese lotta”, commenta il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella. Anche perché , ricorda, “la cura scelta dal premier per guarire l’Italia è tutta a carico delle persone che rappresentiamo, sarebbe consigliabile usare ben altri toni e parole”.
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