Dismissione dei beni pubblici, Grilli assicura: Non è una svendita ma un’operazione graduale
La strada è segnata. Il taglio del debito passerà anche per la dismissione di beni pubblici, immobili ma anche quote di società partecipate. L’indicazione, in un’intervista al Corriere della Sera, è arrivata dal ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che fissa anche un obiettivo di gettito possibile in 15-20 mld l’anno, ovvero l’1% del pil. Per dare “un colpo secco al debito pubblico, oggi intorno al 123% e portarlo sotto quota 100″, la strada “praticabile” è quella di garantire “con un programma pluriennale” un’operazione che potrebbe ridurre il debito “del 20% in 5 anni”.
Anche se, riconosce il numero uno di Via XX Settembre, “non ci sono più gli asset vendibili dello Stato e degli enti pubblici, come vent’anni fa” e c’è “un patrimonio immobiliare di difficile valorizzazione, come insegnano le esperienze non felici di Scip 1 e Scip 2 (società create per vendere o cartolizzare le proprietà degli enti), molte attività sparse a livello locale”. Per il ministro dell’Economia, comunque, “molto sarà fatto con il recente decreto sulla spending review e riducendo drasticamente le società municipali in house, ovvero con un solo cliente, l’ente fondatore, in modo da favorire l’apertura dei mercati ai privati”. Proprio le parole del ministro lasciano intendere quanto il lavoro che attende i tecnici è complesso, sia per quanto riguarda la selezione degli asset da cedere, sia perché i prezzi del mercato azionario e di quello immobiliare sono bassi e il rischio è quello di svendere.
Un rischio, quello di svendere il patrimonio pubblico, che il Tesoro non vuole correre. Per questo, secondo quanto spiegano all’Adnkronos fonti del ministero dell’Economia, si stanno studiando “operazioni mirate, frutto di una attenta analisi delle caratteristiche e delle possibilità di collocamento di ogni singolo asset”. Nessuna dismissione ‘monstre’, si fa notare, anche per non ripetere alcuni errori commessi in passato. Come nel caso della dismissione degli immobili degli enti previdenziali, con il sostanziale fallimento dell’operazione di cartolarizzazione Scip2. Come rilevato dalla Corte dei Conti, quelle dismissioni procedono “con molta’ difficolta’” e in alcuni casi il rischio “e’ quello di svendite”. Proprio guardando a questo precedente, si sintetizza, si sta puntando su “un lavoro progressivo, accurato” ma “a breve termine, a partire da subito”.
La strada intrapresa dal Governo è quella iniziata con la decisione assunta, con il dl dismissioni approvato dal cdm a metà giugno, di istituire un fondo immobiliare dove verranno conferiti gli immobili pubblici, sia dello Stato, comprese le caserme, sia degli enti territoriali, compresi quelli dei Comuni. Gli immobili, anche con l’ausilio di Cassa Depositi e Prestiti, verranno valorizzati e venduti. Gli enti proprietari degli immobili avranno quote di partecipazione al fondo e risorse liquide da utilizzare a riduzione del proprio debito.
Il piano prospettato da Grilli trova però molta freddezza in casa Pdl. “L’aggressione al debito pubblico è una priorità per l’Italia. Il Pdl ha fatto approvare in Parlamento mozioni e ordini del giorno che impegnano il Governo ad assumere significative iniziative. A fronte di ciò appaiono troppo rinunciatarie le intenzioni in materia del ministro Grilli”, dice il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. Il Pdl, ricorda, “ha avanzato proposte, ma lo hanno fatto in tanti tra economisti e politici. Si apra subito un confronto per prendere decisioni”. Una valutazione che viene condivisa anche dal portavoce del Pdl, Daniele Capezzone. ”Rispetto agli importanti contenuti della conversazione tra il ministro Grilli e il direttore del Corriere De Bortoli, c’è da osservare che è auspicabile (e possibile) avere più coraggio sulla via delle dismissioni di beni pubblici, non solo immobili”. Serve, prosegue, “una terapia choc antidebito, che renda subito possibile anche l’avvio di un percorso di riduzioni fiscali, cosi’ giustamente atteso dalle famiglie e dalle imprese”. E anche la Lega non rinuncia alle critiche. “Il meccanismo delle dismissioni può forse generare entrate per le casse dello Stato ma toglie autonomia agli enti locali”, osserva il vicepresidente della commissione Bilancio del Senato e Massimo Garavaglia. La Lega è convinta che “usare gli immobili come garanzia” sia “meglio che svenderli magari ad amici interessati”.
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