Siria, l’opposizione chiariscono: La transizione inizierà solo dopo l’uscita di scena di Assad
La fase di transizione in Siria inizierà solo dopo l’uscita di scena del presidente Bashar al-Assad. A precisarlo è il Consiglio nazionale siriano (Cns), che rappresenta gran parte dell’opposizione, che in questo modo ha chiarito la sua posizione rispetto alla proposta avanzata dai ministri degli Esteri della Lega araba di un”’uscita sicura” per il leader siriano. Il Cns ha quindi smentito le notizie circolate su alcuni media secondo cui il gruppo sarebbe d’accordo ad avviare una fase di transizione con a capo una personalità dell’attuale regime.
“L’iniziativa araba che il Cns ha approvato in precedenza e che stabilisce l’avvio di una transizione dopo l’uscita di scena del capo del regime e l’affidamento delle sue mansioni a un’altra personalita che goda del consenso popolare resta in essenza la posizione del Cns e non vi è nulla di nuovo al riguardo”, ha fatto sapere il gruppo in una nota. “La fase di transizione deve avvenire sulla base del relativo documento emesso dalla conferenza dell’opposizione al Cairo e parlare di altri dettagli o delle personalità proposte è prematuro e soggetto alle dovute consultazioni”, si legge nella nota, che fa riferimento alla conferenza ospitata in Egitto all’inizio del mese nella quale le varie correnti dell’opposizione siriana hanno sottolineato che una soluzione politica in Siria inizia con la caduta del regime e dei suoi esponenti.
Intanto nel Paese si continua a combattere. E’ di almeno 14 morti, infatti, il primo bilancio di una nuova giornata di violenze. Lo denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui ieri si sono contate 116 vittime, tra le quali 64 civili, 17 ribelli e 35 soldati delle forze governative. Tra le persone rimaste uccise oggi anche Hamza al-Bakkari, considerato il capo dei ribelli che combattono nella città di Aleppo. A confermare la notizia della sua uccisione sono anche i gruppi dell’opposizione siriana che hanno diffuso su ‘Youtube’ il video del cadavere del miliziano ucciso, mostrando come il suo collo sia stato marchiato dagli uomini di Assad con un simbolo militare. Fra le vittime delle violenze di ieri ci sono anche otto persone uccise dalle forze governative in un carcere di Aleppo, dove era scoppiata una rivolta.
E all’indomani della dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri di Damasco circa la possibilità di impiegare ”armi non convenzionali” in caso di attacco straniero, l’Esercito siriano libero, che fa capo ai ribelli, ha affermato che il regime siriano di Bashar al-Assad starebbe spostando le armi chimiche in suo possesso (di cui farebbero parte riserve di sarin, gas mostarda e cianuro) all’interno delle basi aeree poste nelle zone di confine “con l’obiettivo di fare pressioni sui Paesi della regione e sulla comunità internazionale”.
L’Esercito libero, composto per lo più da disertori delle forze governative, afferma di ”sapere bene” dove sono state spostate ”queste armi” ed esclude la possibilità che Assad possa decidere di usare le armi chimiche contro Israele. ”Il regime, che in 30 anni non ha sparato un solo colpo contro Israele, non userà di certo armi chimiche contro questo Paese”, conclude la nota. Dal canto suo il ministro degli esteri israeliano, Avigdor Liberman, ha detto che il trasferimento di armi chimiche dell’arsenale siriano agli integralisti di Hezbollah per Israele costituirebbe un “casus belli”.
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