Strage di Denver, Holmes davanti ai giudici: capelli arancioni e sguardo assente
James Holmes davanti al giudice della Corte distrettuale della Contea di Arapahoe. Il 24enne ritenuto responsabile della strage del cinema di Aurora, appare assente, lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi spesso chiusi, quasi fosse sotto l’effetto di sedativi. Il ragazzo, con indosso una uniforme penitenziaria, ha i capelli tinti di rosso e arancione, come era stato descritto dagli agenti che lo avevano fermato dopo la strage.
Nel corso della breve udienza definita tecnicamente “advisement”, Holmes è rimasto in silenzio, mentre il giudice spiegava i motivi della sua detenzione. Il giovane, seduto al banco degli imputati, era affiancato da una donna, l’avvocato d’ufficio assegnatogli dal tribunale.
Le accuse formali per l’uccisione di 12 persone e il ferimento di altre 58 verranno formulate lunedì 30 luglio: l’udienza è fissata alle 9.30, ora locale. In aula oggi, oltre alla stampa, erano presenti i sopravvissuti alla strage e i familiari delle vittime.
Intanto, i media Usa rivelano che il 24enne si è finora rifiutato di collaborare con la polizia nel chiarire i motivi del suo gesto. Come riferiscono i media, il procuratore distrettuale Carol Chambers ha detto che l’accusa sta considerando la possibilità di chieder per Holmes la pena di morte, ma che la decisione verrà presa dopo aver consultato le famiglie delle vittime.
Secondo quanto riferisce il ‘New York Times’, il 25 giugno il giovane aveva inviato via email una richiesta di iscrizione al poligono di Lead Valley Range, in Colorado. Il proprietario della struttura, Glenn Rotkovich, aveva provato più volte a richiamare Holmes per invitarlo all’incontro obbligatorio di orientamento, ma rispondeva sempre una segreteria telefonica. “Aveva una voce gutturale, molto bassa e profonda che parlava in modo sconclusionato e incoerente”, ha ricordato Ratkovich, che aggiunge: “In circostanze normali la definirei bizzarra, a posteriori direi che era inquietante”. Secondo quanto riferisce anche il ‘Denver Post’, sarebbe stato proprio il messaggio registrato della segreteria a insospettire il proprietario del poligono: “Ho pensato, ma che vuole questo idiota?”, e per questo aveva detto ai suoi dipendenti, qualora Holmes avesse richiamato, di non farlo entrare nella struttura. Il 24enne, poi, non si era più fatto sentire.
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