Perugina: riduzione dell’orario di lavoro in cambio del posto al figlio. Il sindacato dice no e sciopera, operai divisi
«Ma quale patto generazionale alla Perugina? Il gruppo Nestlé con la proposta di trasformare rapporti di lavoro full-time in part-time dando in cambio l’assunzione dei figli vuole semplicemente nascondere l’assenza negli ultimi anni di investimenti sui siti produttivi del nostro Paese, l’abbandono di strategie commerciali e l’innovazione di prodotto». Questo il giudizio di Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai Cgil, alla proposta della Nestlé arrivata lunedì, riportato da Umbria24.
Riprendere il confronto «Non si possono accettare proposte camuffate di ridimensionamento del sito produttivo di Perugia – spiega Macchiesi – dopo che per anni, a livello di Nestlé Europa, il sito di Perugia è stato decantato per efficienza e relazioni sindacali avanzate grazie anche ai lavoratori ed al sindacato che si è sempre dichiarato disponibile a confrontarsi sulle esigenze dell’azienda. Proporre la trasformazione di rapporti di lavoro full-time dei padri in part-time, per assumere i figli (sempre in part-time) significa dividere il posto di lavoro in due senza garantire uno stipendio decente a nessuno dei due. E’ come trasformare un sito produttivo a forte connotazione industriale in una sorta di call center. E questo rappresenta anche delle difficoltà rispetto alla necessità di avere processi produttivi che mirano alla alta qualità. Ci auguriamo che Nestlé Italia voglia riprendere il filo di un confronto di merito serio su proposte volte a rafforzare la produzione industriale nel nostro Paese e quindi anche a Perugia».
Giovedì due ore di sciopero. Per giovedì mattina intanto nello stabilimento di San Sisto sono previste due ore di sciopero, dalle 10 alle 12, con presidio di fronte ai cancelli e conferenza stampa di Cgil, Cisl e Uil. «Lo sciopero – spiega la Rsu – vuole essere una prima risposta all’atteggiamento negativo dell’azienda e alla mancanza di prospettive per lo stabilimento Perugina. Servono proposte serie ed investimenti per la crescita, non soluzioni tampone che si abbattono solo sulle spalle e, soprattutto, sui redditi dei lavoratori».
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