Ilva, giornata di tregua: rimossi i blocchi. Riprende il lavoro nello stabilimento
Sono stati rimossi ieri sera e nella notte i blocchi agli ingressi e sui ponti della città di Taranto da parte dei lavoratori dell‘Ilva che protestavano contro il sequestro disposto dalla magistratura di sei aree dello stabilimento siderurgico nell’ambito dell’inchiesta sul presunto inquinamento ambientale. L’ultimo presidio a cedere è stato quello del ponte girevole che ancora fino alle 22 era controllato dagli operai che facevano passare solo mezzi di soccorso.
Stamane sono ripresi regolarmente i turni lavorativi. Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno proclamato uno sciopero di 24 ore per giovedì 2 agosto con manifestazione ed assemblea pubblica nella città di Taranto.
Il giorno successivo è prevista l’udienza del Tribunale del riesame che esaminerà i ricorsi dell’azienda sia contro le otto misure cautelari ai domiciliari nei confronti di otto dirigenti ed ex dirigenti del gruppo Riva sia per quanto riguarda il sequestro di cokerie, acciaierie, parchi minerali, area agglomerazione, area altiforni e gestione materiali ferrosi.
Come ha sottolineato ieri il nuovo presidente dell’Ilva Bruno Ferrante ”nessuna esecutività è stata data all’ordinanza di sequestro”. La fase di attuazione ”non è ancora iniziata – ha spiegato il procuratore capo della Repubblica Franco Sebastio – primo perché è lecito ipotizzare richieste di riesame (in effetti presentate ndr) a brevissima scadenza (saranno discusse venerdì 3 agosto ndr) e poi perché stiamo parlando di procedure tecniche da non facili da adottare. Non si può chiudere lo stabilimento da un giorno all’altro”.
“Si è assimilata su alcuni giornali, evidentemente in buona fede – ha aggiunto – la chiusura dell’officina di un meccanico, dove il maresciallo va, stacca il contatore della luce, abbassa la saracinesca e mette il cartello con la scritta ‘locale sequestrato’, con la chiusura e la disattivazione di impianti di queste dimensioni e di questa complessità”.
Sono impianti che necessitano ”di tecnici all’altezza, poi ci vuole uno studio degli impianti, poi occorre la messa in sicurezza, e poi la graduale disattivazione degli impianti. Perché questi sono impianti a ciclo continuo che marciano, a temperature elevatissime. Se si dovesse spegnere di colpo un impianto del genere si provocherebbe un disastro”.
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