Ilva, troppi di tumori nella zona? Il Ministro Clini: ci sono 20 mila posti a rischio e la salute della popolazione. Serve un’indagine approfondita e cauta
“La situazione a Taranto è molto delicata e circa 20mila persone sono molto preoccupate per una eventuale chiusura degli impianti”. Lo ha spiegato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini nella sua informativa alla Camera sull’Ilva. Domani ci sarà un incontro con l’azienda e con i sindacati “per cercare di gestire la situazione di Taranto, i programmi che sono in corso e quelli che abbiamo individuato da sviluppare in maniera coordinata tra le diverse componenti”.
Clini ha spiegato che la situazione dell’Ilva ha “evidenti impatti sull’ambiente e probabile impatto sulla salute che vanno messi in relazione alle normative del tempo”. “Parte delle problematiche rilevate dalle indagine epidemiologiche danno conto di uno stato della salute della popolazione, con evidenti eccessi di mortalità, che fanno riferimento presumibilmente a contaminazioni derivanti da impianti che operavano nel rispetto delle leggi”, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente facendo il paragone con i motori diesel: “Le emissioni dei diesel di vent’anni fa erano probabilmente causa o concausa di malattie dovuto all’inquinamento ma rispettavano gli standard dell’epoca”.
In ogni caso “bisogna capire se lo stato attuale degli impianti può essere messo in relazione con le patologie riscontrate e se costituiscono ancora oggi una sorgente di rischio”. Parlando dei dati sull’eccesso di mortalità per tumori nella zona, Clini ha spiegato che il fenomeno ha una “caratteristica articolata” e che non si “eslcude ci sia un collegamento tra il rischio ambientale e il danno alla salute, ma la questione merita una ” indagine più approfondita”. La questione è che “potrebbe essere complesso verificare il nesso con la situazione attuale degli stabilimenti Ilva che per effetto di autorizzazioni ambientali e leggi hanno avuto una evoluzione, un aggiornamento delle tecnologie e significativi risultati in termini di riduzione delle emissioni”.
Il fatto è che le procedure per le autorizzazioni ambientali e le bonifiche sono “molto lunghe” e “complesse”. “Siamo in presenza di procedure molto lunghe, troppo lunghe se comparate a quelle di altri Paesi europei e che e rischia di essere fuori fase rispetto agli investimenti in tecnologie”, ha detto il ministro dell’Ambiente parlando dell’autorizzazione ambientale. “Il mio impegno è stato subito quello per cercare di verificare una strada per verificare questa procedure ed entrare nel merito”, ha detto Clini spiegando che anche per quel che riguarda le bonifiche si tratta di “procedure complesse, non molto lineari” se “in Italia su 57 siti, ci sono tre o quattro casi di bonifiche avviate e due realizzate”.
“Non ho nulla da dire sull’iniziativa della magistratura – ha chiarito Clini – ma ora lavoriamo per rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e la responsabilità delle imprese a rispettare le leggi”.
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