Ilva, il riesame conferma il sequestro: E’ bonifica non chiusura

Il Tribunale del Riesame di Taranto ha sostanzialmente confermato il sequestro di 6 aree dello stabilimento siderurgico Ilva, disposto dal gip del Tribunale del capoluogo jonico, Patrizia Todisco nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica sul presunto inquinamento ambientale.
Inoltre il collegio del Riesame ha revocato gli arresti domiciliari per cinque degli otto dirigenti dell’Ilva arrestati (Marco Andelmi, Angelo Cavallo, Ivan Dimaggio, Salvatore De Felice e Salvatore D’Alò) mentre lo ha confermato per il patron Emilio Riva, per suo figlio Nicola e per l’ex dirigente dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso.
Per quanto riguarda il sequestro delle sei aree a caldo dell’azienda (cokerie, agglomerati, acciaierie, parchi minerali, altoforni e gestione rottami ferrosi) il Riesame ”in parziale modifica del decreto di sequestro preventivo impugnato, ferma restando la nomina degli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuele Laterza e Claudio Lofrumento, nomina custode e amministratore delle aree e degli impianti in sequestro altresì il dottor Bruno Ferrante nella sua qualità di presidente del cda e di legale rappresentante di Ilva Spa, revocando la nomina del dottor Mario Tagarelli. Dispone che i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”.

Per il resto ”conferma il decreto impugnato” dai legali di Ilva Spa e delle otto persone arrestate. Il collegio del Riesame era formato dal presidente Antonio Morelli, che è anche presidente del Tribunale di Taranto, e dai giudici a latere Rita Romano e Benedetto Ruberto.

Per il procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, si tratta di ”un provvedimento articolato sul quale non ci possiamo esprimere compiutamente fino a quando, insieme ai miei colleghi, non avremo letto le motivazioni. Da una prima lettura del dispositivo possiamo dire che è sostanzialmente confermata la tesi accusatoria” ha detto il procuratore all’Adnkronos.

“Ci deve essere l’impegno di tutti a non chiudere Taranto – ha detto questa mattina il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera durante la trasmissione ‘Uno Mattina’ su Rai Uno – perché si porta dietro non solo il resto del gruppo Riva ma anche serie di filiere che potrebbero trovarsi bloccate in una serie di attività”.

“Quello che l’azienda stava facendo, e noi come pubblico abbiamo fatto con lo stanziamento di oltre 300 milioni per bonifiche e interventi, il buon senso di avere come riferimenti parametri non estremi – ha chiarito il ministro – dovrebbero permetterci di evitare la chiusura, perché se questi impianti vengono chiusi non li si riapre più, se spegni uno di questi forni non li riaccendi più e per quella città, per quella regione e per l’Italia, sarebbe un costo veramente eccessivo”.