Intercettazioni, non si placa la polemica. Ingroia ribatte a Monti: Parole ingenerose
Non si placa la polemica sulle intercettazioni dopo l’intervento del premier Mario Monti che, in un’intervista a ‘Tempi’, ha parlato di ”abusi” riferendosi alle telefonate intercettate del capo dello Stato Giorgio Napolitano con Nicola Mancino, su cui il Quirinale ha sollevato un conflitto di attribuzione alla Consulta con la procura di Palermo.
All’indomani della bacchettata al premier da parte dell’Anm (”improprio parlare di abusi’), oggi arriva un nuovo affondo del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia che coordina l’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia.
Il magistrato giudica ”ingeneroso” il riferimento del premier Mario Monti al lavoro della Procura. ”Abbiamo avuto conforto e sostegno nell’intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky che è profondo conoscitore del diritto e della Costituzione che ci ha sostanzialmente dato ragione” ricorda Ingroia, ai microfoni di Sky Tg24. ”Abbiamo sempre rispettato la legge – insiste – e le regole”.
Il conflitto di attribuzione, ricorda Ingroia ”è lo strumento che il Capo dello Stato ha legittimamente scelto per trovare una soluzione superiore su un punto oggetto di controversia”. Ma ”per la verità si è arrivati a questo punto perché il parlamento non ha legiferato”. Già 20 anni fa, ”il ministro della Giustizia del tempo, Flick, in un caso analogo in cui era stato accidentalmente intercettato il Presidente della Repubblica Scalfaro, aveva registrato un vuoto legislativo”. ”Di fronte a un vuoto legislativo i magistrati non possono fare altro che applicare la legge così come è”, ha spiegato Ingroia, che ha poi sottolineato: ”Una nuova legge non è arrivata perché la politica ancora una volta è stata inerte”.
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