Uscire dalla crisi? Secondo il numero due di Confindustria Boccia, si può: Solo con spirito corale
Solo con uno sforzo condiviso da tutti, recuperando quello spirito che nel dopoguerra fece grande l’Italia, il Paese potrà uscire dalla crisi. Così il vicepresidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, presidente di Piccola Industria, conversando con l’Adnkronos, raccoglie l’appello del ministro dello Sviluppo, Corrado Passera per un impegno unitario nell’affrontare la recessione.
“Serve uno sforzo corale, serve passare dagli interessi alle esigenze, come fu nel dopoguerra. Occorre quello stesso spirito, quella stessa consapevolezza di volercela fare, perché la crisi è come un conflitto, senza macerie ma devastante allo stesso modo”, spiega.
E gli imprenditori sono pronti, sopratutto dopo le parole del premier Mario Monti, considerate una “svolta”: “Per la prima volta ha mostrato consapevolezza di una via di uscita italiana dalla crisi, non ha parlato di compiti a casa ma della necessità di uscirne facendo leva sulla specificità italiana, sulle nostre potenzialità, rispetto all’Europa” dice ancora Boccia guardando al “sogno” di diventare il primo paese manufatturiero in Europa.
Un obiettivo possibile, questo, se si tornerà a crescere superando i nodi principali che bloccano lo sviluppo industriale e la competitività soprattutto con la Germania: dal peso complessivo della tassazione, al costo dell’energia, allo spread. “Servono passi organici per mettere le nostre imprese al livello dei competitors internazionali. Ma oggi mi sembra ci sia da parte del governo una consapevolezza diversa e maggiore allo stesso tempo dei problemi e della strada da parcorrere”, dice ancora il vicepresidente di Confindustria.
“C’e’ da parte del governo la consapevolezza di voler reagire pur in una situazione di emergenza, l’ottimismo delle aspettative anche in presenza di un pessimismo delle previsioni. E’ questa consapevolezza a dover diventare tutta nostra” prosegue Boccia, che incita l’esecutivo ad andare avanti sulla strada dei provvedimenti di crescita, dalla spending review al fisco, agli investimenti, avanti nelle scelte “a prescindere dalle future elezioni”.
Un percorso che dovrà essere condiviso “anche dai sindacati e dai partiti” stringendo sui tempi e senza “abbassare la guardia”. “Questo è un paese strano… se lo spread è a 500 punti si fa una riforma delle pensioni ma quando scende si rallenta”, aggiunge rispondendo all’appello rivolto alle imprese dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. “Si’, è vero, per la crescita servono le imprese ma anche le precondizioni create dalla politica. Se tra di noi continuiamo a lanciarci la palla su chi ha la maggiore responsabilità della crescita non ne usciamo. Se non facciamo di questa consapevolezza un elemento di confronto, e non di conflitto, perde il Paese”.
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