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Siria, ennesimo massacro alle porte di Damasco: 40 persone uccise con un colpo alla nuca

E’ di 110 morti il bilancio delle violenze di oggi in Siria da parte delle forze armate e di miliziani filogovernativi. Lo denunciano via Twitter gli attivisti anti-regime dei Comitati di coordinamento locale, che riferiscono di un ”massacro” alle porte di Damasco.
La maggiore parte delle vittime si è registrata infatti nella zona di Almoadamyeh, sobborgo a sud est della capitale siriana, dove – secondo quanto sostengono gli attivisti – “sono stati rinvenuti i cadaveri di 40 persone, giustiziati con un colpo alla testa”. Le altre vittime sono morte a Daraa, Deir ez-Zor e ad Aleppo.
Da Mosca, intanto, il vice premier siriano, Qadri Jamil replica alle minacce del presidente Usa Obama che aveva parlato di un intervento militarec nel caso in cui il regime di Bashar al-Assad avesse usato armi chimiche. ”Gli ultimi avvertimenti del presidente americano Barack Obama sono mere minacce propagandistiche legate alle elezioni presidenziali”, ha detto Jamil ricordando che l”’intervento straniero in Iraq è stato innescato dal pretesto della presenza di armi di distruzione di massa”.
Ora, ha detto, ”l’Occidente sta cercando il pretesto delle armi chimiche per intervenire militarmente in Siria”, soprattutto ”dopo il veto di Russia e Cina al Consiglio di Sicurezza”. ”Ma noi diciamo – ha ribadito – che questo sarà impossibile. E chi pensa a un intervento militare vuole che la crisi si estenda al di fuori dei confini della Siria”.
Definisce poi ”ingiuste” le ”sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea” contro il regime di Damasco perché ”hanno colpito l’intera popolazione”. Il vice premier ha riferito di aver parlato con il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov ”solo” delle ”prospettive per una soluzione della crisi” e ha ribadito che il ”popolo siriano vuole la fine della crisi dal momento che essa causa continui spargimenti di sangue e ha ripercussioni negative sull’economia”.
Per Jamil ”l’unica via d’uscita per porre fine alle violenze in Siria è il dialogo senza precondizioni”, ha detto riferendosi alle richiesta di dimissioni di Assad, che costituiscono un ”ostacolo” per il dialogo stesso