Conte condannato a 10 mesi, l’ira dell’allenatore: Vicenda assurda e accuse infamanti
“Ho ascoltato tutti, sono stato in silenzio. Ho sempre rispettato le regole, in campo e fuori. Penso sia una vicenda assurda e ieri c’è stata la ciliegina sulla torta”. Antonio Conte, tecnico della Juventus, parla cosi’ all’indomani della sentenza della corte di giustizia federale che ha confermato la sua squalifica di 10 mesi decisa nel processo sportivo sul calcioscommesse.
“Sono rimasto allibito dall’intervento di un componente della commissione che mi ha giudicato, qualcosa di grave e mai visto”, aggiunge Conte in conferenza stampa. “Reputo questo comportamento improprio e fuori dalle regole. Dovrebbe far rispettare le regole, invece fa dichiarazioni quantomeno inopportune. Non so se parla da tifoso”, prosegue l’allenatore della Juve.
“Mi sono comportato in maniera corretta, sono 7 mesi che la mia faccia viene accostata al calcioscommesse. Io non ho mai scommesso in vita mia”.
Inoltre, “il patteggiamento è un ricatto che viene fatto dai nostri stessi avvocati. Io, innocente, devo subirlo dal mio avvocato. ‘Patteggiamo, questa giustizia non consente di difendersi’. Il patteggiamento è un ricatto bello e buono, è una vergogna” dice il tecnico bianconero, che prosegue: ”Carobbio per la procura federale è ‘Pippo’, non Filippo Carobbio. Sono pappa e ciccia…”. Conte si esprime così sul ‘pentito’ alla base del procedimento sportivo che ha portato alla squalifica di 10 mesi.
”Carobbio è poco credibile per la procura di Cremona, ma Pippo è credibile per la procura della Figc. Io devo sentirmi definire poco credibile dalla procura federale che invece considera credibile una persona che da 3 anni si vende le partite, i compagni e la famiglia” dice Conte, in maniera veemente, durante la conferenza stampa a Vinovo.
”Sono 7 mesi che la mia faccia viene accostata al calcioscommesse: io non ho mai scommesso in vita mia” dice Conte. L’allenatore, sotto inchiesta per fatti associati al periodo in cui guidava il Siena, è stato condannato per omessa denuncia relativa alla presunta combine di Albinoleffe-Siena. Sono cadute, invece, le accuse per l’omessa denuncia legata a Novara-Siena.
”Si parla della famosa riunione tecnica prima di Novara-Siena. Nella riunione tecnica si esaminano immagini, poi c’è un mio discorso motivazionale. E io davanti a 25 persone mi rendo ridicolo dicendo ‘oggi pareggiamo’?” dice Conte alludendo alle accuse mosse da Carobbio. ”Questa accusa infamante mi ha fatto diventare il volto del calcioscommesse, mi ha fatto diventare lo spot”.
”La procura aveva chiesto dieci mesi di squalifca per due omesse denunce. Un’accusa cade, ma la pena rimane di 10 mesi. Quello che mi stanno facendo è una vergogna” afferma ancora. ”Se non ho visto nulla, cosa devo denunciare? Devo inventare?” si domanda Conte. ”Dopo questa vicenda, ho il timore di andare nello spogliatoio e di litigare con un calciatore. Ho paura di mandare un calciatore in tribuna: domani qualcuno può denunciarmi. Oggi è successo a me e a tanti altri: domani può accadere a tutti, aprite gli occhi”.
Da parte sua l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Conte, parlando del processo sportivo, dice: “Non ci è stata data la possibilità di difenderci appieno. Questa è una violazione a livello costituzionale, che va al di sopra di tutte le questioni”. La Bongiorno critica il sistema della giustizia sportiva dove “il patteggiamento sta diventando miele per pentiti falsi”. I legali della Juventus chiederanno al Tnas la sospensiva della squalifica inflitta dalla Disciplinare e confermata dalla Corte di giustizia federale.
In giornata, intanto, la Corte federale della Figc ha pubblicato il documento di 13 pagine con le motivazioni della sentenza sul calcioscommesse relativa al filone di Cremona: dal testo si deduce che il tecnico bianconero avrebbe potuto essere accusato di illecito in relazione alla gara Albinoleffe-Siena del 29 maggio 2011.
Secondo la Corte, ”la responsabilità di Conte poteva essere diversamente valutata, nella sua gravità, sia dalla Procura che dai Giudici di prime cure, in modo da poter configurare, ovviamente verificata la sussistenza dei presupposti, una fattispecie diversa e più grave di incolpazione”.
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