Piano anticrisi: per i giovani possibile aprire un’azienda con un euro. Via spese notarili
“Quindi – ribadisce il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – nulla è rimasto fermo, è stato necessario solo aspettare il tempo del regolamento attuativo”. Infine Catricalà sottolinea che dopo il suo tweet già “c’è consenso” sul social network.”Giudico positivamente questo annuncio del sottosegretario Catricalà, perché il provvedimento elimina alcuni costi per queste giovani imprese”, commenta Pietro Giordano, segretario generale dell’Adiconsum. Accanto a questo, aggiunge, “è necessario migliorare l’accesso al credito. Si dovrebbero prevedere – conclude – dei finanziamenti agevolati per queste giovani imprese in modo che possano fare gli investimenti necessari all’avvio dell’attività”.Di “bellissima notizia” parla il presidente del Codacons Carlo Rienzi: “Tuttavia – chiarisce – sappiamo bene che le banche non danno neanche un euro per avviare una società; per questo Catricalà dovrebbe per prima cosa costringere il sistema bancario a dare realmente credito alle imprese dei giovani. Solo così si darebbe una reale possibilità alle giovani generazioni”.”La considero una cosa estremamente positiva”, dice Maurizio Cadasco, presidente della Confapi. “Un raccordo poi con il mondo del credito potrebbe favorire ancora di più l’imprenditoria giovanile. Per questo la Confapi è disposta a sedersi ad un tavolo con governo e banche per portare avanti questa iniziativa”, aggiunge il numero uno della Confederazione italiana della piccola e media industria privata, che rappresenta gli interessi di oltre 120.000 imprese manifatturiere, con 2,3 milioni di dipendenti.”Si tratta – sostiene – di un primo passo verso i giovani. Un passo importante che viene da una persona, Catricalà appunto, che vanta un’esperienza importante sul piano delle liberalizzazioni. La stessa Confapi sente un senso di responsabilità verso le nuove generazioni”.
“Tuttavia – avverte Casasco – è necessario offrire una serie di agevolazioni creditizie da un lato attraverso il sistema bancario e favorire esperienze pratiche dall’altra attraverso, ad esempio, Confapi insegnando ai giovani come realmente si fa impresa”.Dal fronte sindacale interviene Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl: “La società a un euro rappresenta sicuramente un fatto positivo perché offre un’opportunità a coloro che vogliono intraprendere un’attività”. “Però – sottolinea il sindacalista – una rondine non fa primavera. Non serve un singolo provvedimento per aiutare i giovani”. “Per le giovani generazioni – rimarca Santini – ci aspettiamo altre cose, anche perché la situazione, soprattutto al Sud, sta diventando veramente pesante. Le società a un euro, quindi, rappresentano sì un’opportunità per i giovani, ma da sola non basta”.Per Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, “è un provvedimento utile perché permette ai giovani di mettere su una società e di guardare al proprio futuro”. Ma, avverte anche lui, il provvedimento deve essere accompagnato “da interventi di agevolazione al credito per questi giovani, perché altrimenti serve a poco”.Soddisfatti anche i Giovani impenditori del Mezzogiorno di Confindustria: “E’ un provvedimento utile – dice il presidente Lorenzo Pagliuca – che giudico positivamente, e che credo vada nella direzione giusta di permettere a tanti giovani di trasformare un’idea in un’azienda”.
Secondo Pagliuca il provvedimento “è un primo passo, ma accanto a questo va fatto qualcosa per quanto riguarda l’accesso al credito per queste giovani imprese. Io credo che si debba trovare un punto di equilibrio -conclude Pagliuca- tra quelle che sono le regole sul credito e la necessita’ di ovviare a quelli che possono essere i limiti di una giovane impresa, che, in quanto tale, non ha una storia alle spalle da far valere”.Plaude alla norma Luigi Bobba del Pd, vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera: “Il provvedimento dimostra che l’Italia sta facendo grossi passi in avanti sul problema della disoccupazione e soprattutto di quella giovanile. Il governo ha intrapreso una delle strade migliori per un buon inserimento dei giovani nel circuito della crescita lavorativa, offrendogli finalmente nuove opportunità”. “Non bisogna fermarsi a questo primo risultato -aggiunge- ma andare avanti con altri provvedimenti ad hoc in favore dell’occupazione giovanile, aumentando anche la competitività con altri Paesi. Non si deve permettere all’Italia di perdere un terzo dei giovani tenendoli congelati in frigo. Sarebbe una perdita secca di capitale umano. Si potrebbe, ad esempio, pensare a piani più strutturati che finalizzino in questo senso le risorse provenienti dalla lotta all’evasione”.
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