Da Nord a Sud, a caccia di buon cibo. Dal Santuario con cantina show della Val Badia allo sharme di Elodia nell’Abruzzo ferita ma pronta a ricominciare
Se non ora, quando? Dopo un’estate che definire torrida è un eufemismo, dopo un agosto segnato da anticicloni dai nomi di imperatori romani pazzi e crudeli, quando anche in altura, per una volta, pareva no esservi scampo all’afa, ora che una parvenza di normalità meteo sembra affacciarsi dai bollettini delle tivù, è il momento di salire in quota. Coda di vacanze (o testa, per chi sobriamente quest’anno si è adattato alla crisi e non è ancora partito) in montagna. Mettendo in parallelo il piacere dei luoghi e quello dei cibi, core business di questa rubrica.
Primo obiettivo? Eccolo. Una curiosa enclave montana, in Alto Adige, che mette insieme il meglio degli sport invernali a suo tempo, o delle escursioni in altura con pedule e scarponcini nella bella stagione, e una concentrazione di cucina di classe che solo alcune (non molte) grandi aree metropolitane, o comunque altamente antropizzate e ad alto reddito medio possono vantare in Italia: è la Val Badia. In pochi passi, èil caso di dire, ecco in serie la Siriola (www.siriolagroup.it), l’unicità estrosa della Stua di Michil (www.hotel-laperla.it), santuario in condominio tra cibo e vino con cantina-show (colonna sonora diversa per ogni grande tipologia enoica conservata, e sontuoso “tempio” centrale dedicato al Sassicaia) e, ciliegiona sulla torta, la tavola regale del St. Hubertus (www.rosalpina.it). Non poteva dunque che cominciare da qui (e proprio dal regno al Rosa Alpina di Norbert Niderkofler, chef dall’aria intellettuale e serafica, look da cattedratico universitario più che da cuoco 100%, ma dallo spirito ironico e vivace) il tappone non solo dolomitico che ci porterà a percorrere insieme alcuni luoghi raccomandati per una vacanza in altura golosa.
Dalla Badia, balzo succcessivo in Trentino: a caccia di buon cibo, ma anche sulle orme di una delle più grandi epopee della montagna, e per una volta senza funi, alpenstock o sci ai piedi. E’ quella del ciclismo e dei suoi campioni, eroici faticatori, danati ad arrampicarsi per ore lungo le strade spesso impervie che portano ai vari valichi, alle varie cime. E’ proprio uno dei passi che ha intrecciato il suo nome alla storia del Giro d’Italia, il San Pellegrino, quello su cui apre battenti il Rifugio Fuciade (www.fuciade.it) ambente vero e antico, sapori soldi e attuali. Poi, come i ciclisti, giù in discesa, per risalire verso la inevitabile (doverosa?) Cortina: chi scrive – confessa – non la ama alla follia, ma ama invece la cucina ricca e convincente del ben noto Tivoli, il ristorante di punta (senza tema di paragoni) in città. Ma poi consiglia anche il gioco saporito, tradizionale e piacevole della Baita Pie’ Tofana (www.baitapietofana.it), fuori dall’abitato, un passo da piste e sentieri. Di lì, altro balzo: Val d’Aosta, Morgex, Cafè Quinson (www.cafequinson.it) e poi Piemonte, a Roburent, dove il Valentine potrà davvero sorprendervi con il contrasto tra la sua bella ma “indigena” fodera di legno e l’eleganza dei sui piatti.
E ora, giù: verso Centro e Sud. Perché la montagna in Italia c’è dappertutto, e a distanze risibili dal mare, in alcuni punti dello Stivale, tanto da permettere felici doppi giochi per chi è in giro, e ha tempo libero. Prima stazione, allora, sull’Amiata: Toscana bellissima, Montalcino col suo vino a un balzo, olio specialissimo (da olivastro del monte), e pietanze intense e armoniose. Tutto, al Silene (ww.silene.it) fuori Seggiano. Next stop, Abruzzo: Gran Sasso, affaccio ideale su L’Aquila che cerca (a fatica) di ripartire dopo il sisma di tre anni fa, area bella e aspra, intatta, ma piste e funivia a un balzo. E, fuori paese, a un salto da Camarda, Elodia (ferito profondamente a sua volta dal terremoto) ma non domo è ripartito in un ristorante con hotel (tascabile e di charme) davvero notevole. Ultima fermata del tour: Sila, Calabria. Ma fatichereste a capirlo se vi limitaste a leggere il nome del posto che vi raccomandiamo su un dépliant: si chiama nientemeno che Aquila & Edelweiss (www.hotelaquilaedelweiss.com), e l’evocazione della stella alpina a queste latitudini è già tutto un programma. Ma lo sono anche, peraltro e per fortuna, le sostanziose delizie base di carne e funghi che costituiscono l’ossatura principale del menu. Poi, passeggiata in salita nel bosco, un po’ di sano esercizio, e tutti pronti per ricominciare.
Social