Polverini in bilico, se l’Udc si ritira va a casa. Montino: Renata non compri i voti per salvarsi
Domenica agitata per la governatrice del Lazio, Renata Polverini, di nuovo vicina alle dimissioni per lo scandalo dei fondi Pdl nel Lazio. In serata la governatrice ha incontrato il premier Mario Monti per fare il punto e dare una ”valutazione della situazione”. Dopo il colloquio con il presidente del Consiglio, Polverini riunisce i capigruppo di maggioranza e riceve la telefonata di Silvio Berlusconi.
Al momento, comunque, dopo che i consiglieri del centrosinistra hanno lasciato la Regione, l’Udc non staccherà la spina nel Lazio. Pier Ferdinando Casini detta la linea. Almeno per ora, si va avanti.
Ma il Pd, che guida l’operazione-dimissioni dei consiglieri d’opposizione in Regione, confida in un ripensamento. “Loro sono in totale fibrillazione – dicono dal Pd – Buttiglione è per staccare la spina, Cesa è tentato e Casini. Diciamo che sta prendendo tempo, ma quanto può reggere?”. La scommessa in casa democrats è che tra una settimana, dieci giorni, si arrivi al redde rationem. Ai microfoni di Radio Capital il capogruppo del Pd alla Regione Lazio Esterino Montino lancia l’allarme sulla possibilità che la Governatrice Polverini voglia comprare dei voti: “temo voglia fare come Berlusconi in Parlamento, ovvero lo sconcio di comprare qualche voto”. E garantisce: “Mi sono arrivate strane voci in questo senso”.
Forse. Magari passando per un accordo tra Pd e Udc modello Sicilia. Con un candidato presidente centrista in questo caso. I nomi che circolano anche tra i democratici, già dall’inizio dell’affaire Lazio, effettivamente non hanno nulla a che vedere con la precedente candidata di centrosinistra, la radicale Emma Bonino. Si va da Andrea Riccardi a Enrico Gasbarra.
E’ l’area ex-Ppi che sta tessendo la tela. Tanto che l’altro giorno un fioroniano come Gero Grassi diceva in Transatlantico: “Stavolta non ci saranno intoppi”. Ma si dovranno fare le primarie? “No, non credo che saranno necessarie”. Modello Sicilia, appunto.
Ieri proprio Beppe Fioroni è intervenuto, per primo, a provocare Casini: “Chiedo a Casini, che con correttezza e coerenza sostiene il governo Monti con la sua politica di rigore e legalità contro ogni spreco e malversazione di denaro pubblico, di essere altrettanto coerente nel Lazio”.
Per ora il leader centrista fa orecchi da mercante e ha derubricato la proposta di Rocco Buttiglione di dimissioni dei consiglieri Udc in regione, come una “posizione personale”. Tuttavia Casini, viene spiegato, sa bene che Buttiglione esprime un disagio diffuso di cui non si puo’ non tenere conto.
La linea è quella di andare avanti. “Il Pd non può ergersi a moralizzatore e – si ragiona a via dei Due Macelli – la scelta dei nostri di andare avanti è una loro assunzione di responsabilità che rispettiamo”. Attacca Casini: “Questa polemica del Pd mi fa scappare da ridere. Si sono accorti solo adesso?”.
Anche Lorenzo Cesa è duro con il Pd. “Chi oggi chiede le dimissioni, guarda caso, presiede con un suo esponente il comitato regionale di controllo su quello che accadeva nei gruppi consiliari. Ognuno si faccia un bell’esame di coscienza…”. Certo, aggiunge Cesa, “quel che è accaduto nel Lazio è un fatto molto grave, che non sottovaluteremo affatto bisogna assumere una decisione nell’interesse dei cittadini del Lazio. Questo faremo nelle prossime ore e con determinazione”.
Intanto Casini smentisce qualsiasi ipotesi di avvicinamento di Renata Polverini all’Udc, voci cresciute dopo la partecipazione della governatrice alla festa di Chianciano. “E’ falso”, la laconica risposta del leader centrista.
In attesa che l’Udc, forse, cambi rotta, nel Pd è iniziato il pressing. “Chi invoca una politica seria, ogni giorno in più che sostiene la Polverini perde in credibilità e autorevolezza non solo nel Lazio ma in Italia. Sono certo che Casini saprà scegliere la via giusta con determinazione e forza”, dice Fioroni. E con lui mezzo partito, a partire da Marco Follini: “Per me resta un mistero perché continuate ad appoggiare la Polverini”.
Michele Meta ricorda a Casini che pure la Cei ha stigmatizzato lo scandalo Lazio. “Mi auguro che, così come hanno già deciso le attuali opposizioni, anche uomini delle istituzioni come Casini sappiano dire basta a questo insopportabile degrado”. Mentre il Pd provoca i centristi, il Pdl gioca al mettere tutti nel mucchio.
Fabrizio Cicchitto chiede “autocritica” ai democratici. “Bisogna fare comunque una profonda analisi autocritica rispetto a tutto quello che sta avvenendo, autocritica che per parte loro devono fare anche i gruppi di opposizione, a parte i Radicali”. Beatrice Lorenzin parla “dimissioni farsa” del Pd e Anna Maria Bernini definisce quella dei democratici “una geniliata” per “lavarsi la coscienza”.
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