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Siria, esplosioni ad Homs: altri dieci morti. Ieri a Damasco un reporter è morto mentre era in onda

Almeno 10 persone sono state uccise nel bombardamento che le forze del governo siriano hanno sferrato sulla provincia di Homs. Lo denunciano gli attivisti siriani il giorno dopo quello che e’ stato definito il giorno piu’ sanguinoso dall’inizio della rivolta con 300 persone uccise.
“Insorti appoggiati da forze straniere” hanno ucciso a Damasco il corrispondente della tv iraniana PressTv, Maya Naser, mentre era in onda. Lo riferisce la stessa emittente, secondo la quale l’uomo è stato raggiunto da una pallottola sparata da cecchini. Insieme a lui, è stato colpito il capo dell’ufficio locale di PressTv e al-Alam Tv (due canali, rispettivamente in inglese e in arabo, della tv di stato iraniana), Hussein Murtada, che è rimasto ferito. I due erano accorsi sul luogo dell’esplosione di questa mattina nella capitale siriana quando sono finiti sotto il fuoco di presunti ribelli.
“Noi riteniamo Turchia, Arabia Saudita e Qatar, che hanno fornito armi e militanti per uccidere civili, personale militare e giornalisti, responsabili per la morte di Maya Naser”, ha dichiarato in seguito Hamid Reza Emadi, direttore della ‘News Room’ di Press Tv.
Sono state due le esplosioni, rivendicate poi dai ribelli dell’Esercito siriano libero, che si sono verificate alle 7 (ora locale) nella zona del quartier generale dello Stato Maggiore siriano al centro di Damasco. Sono state provocate da un’auto imbottita di esplosivo e da un ordigno. Subito dopo sono seguiti scambi di colpi d’arma da fuoco. Nel duplice attentato (uno dei quali nei pressi di piazza degli Omayyadi dove in seguito a una delle deflagrazioni è esploso un incendio a pochi metri dalla sede della tv di Stato siriana) sono morti quattro agenti della sicurezza, secondo quanto ha riferito la tv di Stato siriana. Ma i ribelli hanno parlato di “decine” di persone uccise.
Gli attentati sono stati eseguiti pochi giorni dopo l’annuncio dell’Esercito libero del trasferimento del suo comando centrale dalla Turchia alle aree “liberate” della Siria. Il leader dell’Esercito libero, Riad al-Asaad, in un video postato su YouTube ha precisato che il comando è stato spostato nelle aree “liberate” della Siria ma non ha fornito ulteriori dettagli su dove sarà situato il nuovo quartier generale dei ribelli. Il colonnello ha quindi sottolineato che l’Esercito libero combatterà “fianco a fianco tutte le altre brigate e fazioni fino alla vittoria”.
Il ministro dell’Informazione siriano Omran al-Zoubi ha riferito che nei due attentati ci sono stati “danni materiali”. Danneggiato anche l’edificio che ospita l’ambasciata egiziana a Damasco. L’Egitto ha ritirato l’ambasciatore in Siria lo scorso febbraio in segno di protesta contro la sanguinosa crisi in atto nel Paese da metà marzo del 2011. Oggi il presidente egiziano, Mohammed Morsi, ha ribadito intervenendo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, che “é necessario che il regime siriano se ne vada perché uccide in continuazione la propria gente”.
Morsi, sottolineando che i siriani devono avere il diritto di “scegliere un governo che li rappresenti”, ha invitato l’opposizione siriana a “riunirsi” per raggiungere “una visione condivisa e totale verso una transizione politica” nel Paese.