La Corte dei Conti boccia la politica del governo: L’austerità e l’aumento delle tasse sono una cura inefficace e costosa
La somministrazione di ”dosi crescenti di austerità” e l’aumento della pressione fiscale sono una ”terapia molto costosa e, in parte, inefficace”. E’ quanto afferma il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla nota di aggiornamento del Def.
Secondo la magistratura contabile ”si è di fronte a evoluzioni contraddittorie: si realizzano risultati importanti nel controllo della finanza pubblica, ma i mercati li riconoscono solo in parte. Si continuano a inasprire le manovre correttive, ma l’economia reale non riesce più a sopportarne il peso”.
La somministrazione di ”dosi crescenti di austerità e rigore” in assenza di una ”rete protettiva di coordinamento e di solidarietà e soprattutto se incentrata sull’aumento del prelievo fiscale, si rileva una terapia molto costosa e, in parte, inefficace” osserva Giampaolino. Una cura che ”non offre neppure certezze circa il definitivo allentamento delle tensioni finanziarie”. Si tratta di una spirale negativa che ”è ben evidenziata dall’esame della situazione italiana”, aggiunge la Corte dei conti.
”Ancorché obbligato, il pareggio di bilancio conseguito con queste modalità appariva alla Corte in equilibrio precario” dice Giampaolino. ”Con un alto livello di entrate e di spese pubbliche, oltre che con un’inflazione in rapida risalita, la compressione del reddito disponibile di famiglie e imprese non può, infatti, non generare una caduta dei consumi e degli investimenti”.
Per il 2012 la flessione del Pil è stimata al 2,4%; ”ma sorprende, soprattutto, la diminuzione dell’1% del prodotto anche in termini nominali”, dice Giampaolino. ”Un risultato eccezionalmente negativo che, storicamente, si era verificato solo nel 2009, l’anno centrale della ‘grande recessione”’.
Nel 2013, ricorda la Corte dei Conti, si registrano minori entrate complessive per oltre 21 miliardi rispetto a quelle previste in aprile. Di questi, poco più di 6,5 miliardi sono riconducibili al superamento dei previsti incrementi dell’Iva (almeno fino al giugno 2013), ma la flessione delle imposte dirette (-7,4 miliardi) e dei contributi sociali (-2,3 miliardi) è da imputare ad una caduta del Pil molto superiore al previsto.
Il negativo andamento delle entrate, sottolinea Giampaolino, ”è compensato almeno in parte da una riduzione della spesa al netto di interessi, inferiore di circa 5 miliardi al livello precedentemente previsto, anche se per oltre 2 miliardi dovuta ad un’ulteriore flessione di quella in conto capitale”. Per il 2013 risultano, quindi, ”molto meno favorevoli i risultati sia in termini di avanzo primario (inferiore di oltre 16 miliardi) che di indebitamento netto (superiore di quasi 17 miliardi). Si conferma il pareggio nel 2013 in termini strutturali ma con margini molto ridotti”.
L’economia potrebbe ”difficilmente” sostenere una nuova manovra di correzione dei conti pubblici che, comunque, ”non dovrebbe rivelarsi necessaria” afferma Giampaolino, che aggiunge: dal lato della spesa ”si rilevano maggiori uscite al netto degli interessi per oltre 2 miliardi”.
In linea con le metodologie adottate in sede europea, osserva la Corte dei conti, la nota di aggiornamento ”provvede a depurare le grandezze di finanza pubblica dagli effetti del ciclo economico, attraverso il calcolo dell’indebitamento strutturale. ”Ciò permette al governo di dichiarare il rispetto degli obiettivi programmatici”.
Tuttavia, osserva Giampaolino, ”la flessione dei livelli di attività, quando indotta da misure di politica economici, assume natura discrezionale, laddove la depurazione dagli effetti ciclici dovrebbe, a rigore, applicarsi solo in presenza di perturbazioni aventi natura esogena e casuale”.
Inoltre, l’urgenza delle misure di correzione dei conti pubblici ha portato a degli ”effetti perversi di un corto circuito tra inasprimenti fiscali e crescita economica” afferma il presidente. L’approfondimento della recessione, secondo la Corte dei conti, ”ha impedito di conseguire gli obiettivi di entrata, nonostante gli aumenti discrezionali di imposte con cui il governo ha cercato di compensare la ciclicitò del gettito fiscale”.
E ancora: ”I dati di contabilità nazionale evidenziano come quello in corso sia l’episodio recessivo di massima intensità per i consumi delle famiglie” afferma il presidente della Corte dei conti. La magistratura contabile evidenzia i ”peggioramenti vistosi” che si riscontrano per i consumi delle famiglie, stimati in riduzione del 3,3%.
Dati negativi interessano anche gli investimenti fissi lordi, che registrano una flessione superiore all’8%. Mentre per il settore delle costruzioni si registra una contrazione che va avanti da 19 trimestri consecutivi”. I consumi pubblici, intanto, registrano la decima riduzione trimestrale consecutiva.
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