Vaticano, il maggiordomo di nuovo alla sbarra. Seconda udienza blindata per Paolo Gabriele: Sono innocente e senza complici
”Riguardo all’accusa di furto aggravato mi dichiaro innocente”. E’ quanto ha detto questa mattina Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo del Pontefice, nel corso della seconda udienza del processo per la fuga di documenti riservati dall’appartamento del Papa in corso in Vaticano.
Quindi l’imputato ha aggiunto: ”Mi sento colpevole di aver tradito la fiducia che aveva riposto in me il Santo Padre che sento di amare come un figlio ama il Padre”.
Dalla seconda udienza del processo è poi emerso che si chiama padre Giovanni il famoso confessore cui l’ex maggiordomo del Papa ha consegnato i documenti riservati fotocopiati nell’appartamento del Papa. ”Quando la situazione è degenerata – ha detto Gabriele nel corso dell’udienza – ho capito ancora più fortemente che dovevo consegnarmi alla giustizia, ma non sapevo come”.
”Il primo passo – ha aggiunto – è stato spirituale. Sono andato da un confessore a spiegare cosa avevo combinato”.
Quindi Gabriele ha portato al confessore la seconda copia dei documenti fotocopiati (l’ex maggiordomo ha detto di aver fatto in tutto due copie dei documenti, una da consegnare all’esterno e l’altra da conservare affinche’ rimanesse prova di quello che effettivamente riguarda le sue azioni).
”Il confessore – ha detto poi Gabriele – si chiama padre Giovanni”. Non è stato detto il cognome.
All’udienza di questa mattina del processo relativo alla fuga di documenti riservati, in corso in Vaticano, oltre all’imputato Paolo Gabriele sono stati ascoltati diversi testimoni. E cioè don Georg Gaenswein, la memores Cristian Cernetti, quindi i gendarmi Giuseppe Pesce, Gianluca Gauzzi Broccoletti, Costanzo Alessandrini.
La seconda udienza del processo a Paolo Gabriele relativo alla fuga di carte riservate dall’appartamento del Pontefice è cominciata questa mattina intorno alle 9:15.
A Gabriele viene contestato dai giudici il reato di furto aggravato, mentre la posizione di Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico della Segreteria di Stato accusato di favoreggiamento, è stata stralciata e il processo a suo carico non ha ancora una data in calendario.
Gabriele, nella prima fase delle indagini, ha già ammesso le sue responsabilità fornendo ”ampia collaborazione”, tuttavia il processo dovrà dare il supporto delle prove alle dichiarazioni dello stesso Gabriele.
Per ora l’ex maggiordomo rischia fino a un massimo di 6 anni visto che gli viene contestato non il furto semplice ma il furto aggravato. Dovessero aggiungersi altre aggravanti la pena potrebbe crescere ancora fino a otto anni, ma questa sembra allo stato delle cose un’ipotesi improbabile.
E’ invece plausibile, anche secondo quanto hanno fatto sapere autorevoli fonti vaticane, che una piena collaborazione da parte di Gabriele sia tenuta nel debito conto dai giudici e quindi che possa contribuire a una riduzione della pena in caso di condanna. Senza dimenticare un altro aspetto importante: non è stata esclusa la possibilità che lo stesso Benedetto XVI conceda la grazia.
Il collegio giudicante è composto dal presidente del tribunale Giuseppe Dalla Torre, dal giudice Paolo Papanti Pelletier e da un terzo giudice, Venerando Marano. Il promotore di Giustizia, cioe’ l’equivalente del pubblico ministero, e’ Nicola Picardi, mentre l’avocato di Gabriele e’ Cristiana Arru a fine agosto ha lasciato l’incarico l’altro difensore Carlo Fusco.
Fra le particolarità emerse nella prima udienza c’è l’ingente quantità di documentazione rinvenuta nei diversi appartamenti di Gabriele fra Vaticano e Castel Gandolfo nel corso delle perquisizioni. Si tratta di 82 scatole di materiale, secondo quanto ha affermato il capo della Gendarmeria vaticana Domenico Giani. Da segnalare infine il fatto che il tribunale abbia escluso dal processo le testimonianze raccolte dalla commissione cardinalizia istituita dal Papa per indagare sul caso della fuga di carte riservate dai sacri palazzi e composta dai cardinali Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi.
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