Fiorito, prima notte in carcere: Meglio la cella che il Pdl. Movimenti per oltre 6 milioni di euro
Prima notte in cella per Franco Fiorito. Arrestato ieri mattina a Roma per peculato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi regionali Pdl. L’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio è stato rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. “Sono sereno, sono tutti molto cortesi e sono sereno. Di certo non me l’aspettavo e non è una cosa piacevole. Innocente? Assolutamente si’”, aveva detto a caldo l’esponente del Pdl laziale ai microfoni di TgCom 24.
Nell’ordinanza, il gip Stefano Aprile, così come affermato dai pm nella loro richiesta, sottolinea che tra i motivi che hanno determinato l’arresto di Fiorito c’è il timore che possa reiterare il reato, approfittando ancora degli incarichi che ha in consiglio regionale, o che possa fuggire all’estero. E’ ”concreto e attuale” il pericolo, scrive nell’ordinanza il gip, che l’ex capogruppo ”possa tornare a compiere, se in libertà, delitti contro la pubblica amministrazione”, visto che ”continua a ricoprire la qualifica di pubblico ufficiale, come anche a disporre del denaro pubblico”. Ancora, secondo il magistrato, è possibile che possa inquinare le prove. Il gip sottolinea nel provvedimento che Fiorito ”ha frapposto seri ostacoli” allo svolgimento delle indagini, facendo anche false dichiarazioni e confusione e alterando i fatti. Infine a Fiorito il magistrato rimprovera lo spregiudicato uso di interventi presso organi mediatici.
Nell’ultima parte del provvedimento il gip dedica le sue considerazioni alla possibilità che Fiorito in libertà possa adoperarsi per inquinare le prove raccolte nei suoi riguardi. Il giudice riferendosi al ritrovamento di documenti rinvenuti nel tritacarte e nella pattumiera dell’abitazione di via Micheli (si tratta di frammenti di fatture destinate al gruppo consiliare del Pdl), afferma: “Tale ultimo aspetto merita un’attenta disamina poiché costituisce la ‘pistola fumante’ del comportamento mistificatorio dell’indagato e della specifica azione di inquinamento probatorio posta in essere. “Le esigenze cautelari -afferma il giudice- possono essere adeguatamente soddisfatte solo con la custodia cautelare in carcere e non diverse e meno afflittive misure”.
Allo stato il reato ipotizzato è quello di peculato con riferimento alla somma di 1,3 mln di euro, di cui si sarebbe appropriato l’ex capogruppo del Pdl del consiglio regionale del Lazio. Sono 193 i bonifici al centro dell’inchiesta che oggi ha portato in carcere Fiorito. Bonifici che ammontano complessivamente a 1.380.000. Nell’indagine è emerso che l’ex capogruppo ha movimentato oltre 6 mln di euro.
Dall’indagine è emerso anche che il milione e 380mila euro è confluito negli stessi conti, sia italiani sia esteri, che ora sono all’attenzione dei magistrati. Gli accertamenti riguardano anche la rete di finanziamenti che Fiorito avrebbe attivato ricorrendo all’opera dei segretari del gruppo Pdl alla Regione Lazio, Pierluigi Boschi e Bruno Galassi. Anche per loro c’è l’ipotesi di reato di peculato, ma la loro posizione è ancora all’esame degli investigatori.
Con i fondi Pdl Fiorito avrebbe comprato anche una jeep per fare fronte all’emergenza neve . In particolare, servendosi dei soldi sottratti dai conti del partito gli inquirenti hanno accertato che l’ex capogruppo avrebbe acquistato una caldaia per la villa del Circeo e una Jeep Wrangler. Quest’ultimo acquisto è del 13 febbraio scorso, quando a Roma ci fu un’abbondante nevicata. La jeep ha un valore di 35mila euro.
Del 1.380.00 euro che avrebbe sottratto con i bonifici dai conti del Pdl, secondo gli inquirenti, 350mila sono finiti sui conti esteri, il resto sui conti italiani. Per quanto riguarda le indennità ricevute per i diversi incarichi ricoperti, gli investigatori hanno accertato che, secondo la legge regionale 19 del 1995, Fiorito non aveva diritto a percepire i 300mila euro effettivamente percepiti, come invece l’ex capogruppo ha affermato, e questo perché la norma, all’articolo 4, prevede che l’indennità sia unica a prescindere dal numero degli incarichi e che corrisponda alla più alta tra quelle a cui si avrebbe diritto.
Per l’avvocato Taormina ”l’arresto di Fiorito per l’ipotesi di peculato non è pertinente. C’è una giurisprudenza – sottolinea – che dice che quando questo denaro pubblico entra nelle tasche di un partito, piaccia o non piaccia, diventa denaro privato”. “Inoltre – prosegue – c’è da dire che se hanno arrestato Franco Fiorito, mancano all’appello gli altri 70 consiglieri della Regione Lazio”.
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