Crisi, a picco il potere d’acquisto delle famiglie: in un anno i consumi sono calati del 2,7%
Nel 2011 il Pil nazionale ai prezzi di mercato ha toccato i 1.579,6 miliardi di euro, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. La variazione del Pil in volume e’ stata cosi’ pari a +0,4%: lo comunica l’Istat nella revisione dei Conti economici nazionali annuali, confermando la stima preliminare di marzo. Gli investimenti fissi lordi, aggiunge l’Istat, sono diminuiti dell’1,8% e i consumi finali nazionali dello 0,1%.
Quanto alle amministrazioni pubbliche, i dati Istat mostrano per il 2011 un indebitamento netto in rapporto al Pil pari a -3,9% (-4,5% nel 2010), valore invariato rispetto alla stima pubblicata a marzo. Il saldo primario e’ invece pari all’1,0% del Pil.
Ad agosto l’indicatore dei Consumi Confcommercio segnala ad agosto una riduzione del 2,7% su base annua ed una crescita dello 0,2% rispetto al mese precedente, mostrando per il secondo mese consecutivo, una tenuta dei consumi. Un dato che – si sottolinea in una nota di Confcommercio – “evidenzia il tentativo delle famiglie di non comprimere, oltre una certa soglia, il consumo, soprattutto nei mesi estivi, dopo una prima parte dell’anno in cui hanno registrato una sensibile riduzione del proprio reddito disponibile, che si è tradotta in un netto calo della domanda”.
Tuttavia, per Confcommercio “il quadro attuale continua ad essere caratterizzato da elementi che non portano a ritenere possibile, nel breve periodo, un’inversione di tendenza rispetto al profilo declinante che l’economia italiana sta seguendo dal terzo trimestre del 2011″. Sottolineando gli elementi “che inducono a guardare con preoccupazione alla parte finale dell’anno” Confcommercio segnala come la dinamica tendenziale dell’ICC di agosto rifletta una diminuzione dell’1,4% della domanda relativa ai servizi e del 3,3% della spesa per i beni.
Rispetto all’analogo mese del 2011, a cui fanno eccezione solo i consumi di beni e servizi per le comunicazioni (+3,1%), mentre le riduzioni più significative della domanda hanno interessato, come già accaduto nei mesi precedenti, la mobilità (-12,4%) e l’abbigliamento e le calzature (-4,3%).
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