Passera: il welfare va modificato ma guai a ridurlo. Le tasse? Troppo alte per chi le paga già, vanno ridotte
“Dobbiamo pensare di ridurre la pressione fiscale per coloro che le tasse le pagano”. E’ l’indicazione che dà il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, intervenendo ad Assisi al dialogo tra credenti e non credenti organizzato dal Cortile dei Gentili.
“Una delle conseguenze dell’evasione fiscale – spiega Passera – è che il livello di imposizione fiscale, dove le tasse si riesce a farle pagare, è molto elevato. E allora, la lotta all’evasione deve essere lo strumento per ridurre la pressione fiscale, garantendo l’impegno che ci siamo presi a livello internazionale di tenere i nostri conti sotto controllo. La riduzione del peso fiscale su famiglie, lavoro, imprese – prosegue il ministro – va presa in considerazione, anche per favorire la creazione di nuovo sviluppo”.
Da Passera arriva anche un monito: “Guai a considerare il mercato quale realtà a sé stante che domina tutto il sistema dell’economia”. “Ci siamo portati dietro crisi non passeggere, non superficiali ma profonde, che dobbiamo capire a fondo se ne vogliamo uscire. Mancanza di regole, controlli non adeguati, squilibri, malaffare hanno inciso, ma – sottolinea Passera – ci sono ragioni più profonde, legate a una sorta di ideologia del mercato quale unico meccanismo interpretativo della realtà, che si autoregola ed esprime giudizi che fanno funzionare non solo l’economia ma l’intera società. Questo è un guaio”.
Per il ministro dello Sviluppo economico, “se la crisi è stata affrontata male, è perché si è cercata sempre la causa nell’altro, spesso cercando ragioni autoconsolatorie e indicando un nemico che viene da fuori. Invece nessuno può tirarsi fuori e questo vale anche per il nostro Paese. L’Italia uscirà dalla crisi con un progetto, sia esso esplicito o anche solo implicito, che, come nel dopoguerra o come negli anni bui del terrorismo, riguardi l’intera società in tutti i suoi settori”.
Osserva il ministro Passera: “Il bene comune è soprattutto creare lavoro. Oggi, questo è il problema più profondo della nostra società. Dobbiamo misurarci su questo enorme disagio che va ben oltre la disoccupazione ufficiale e riguarda gli inoccupati, i sottoccupati, i cassintegrati: cioè – sintetizza – tutte quelle famiglie, tutte quelle comunità, che hanno timore per il futuro”.
Quanto al welfare, avverte, ”va modificato, va governato, va gestito. Ma guai a ridurlo. L’Italia, all’interno dell’Europa ha uno dei modelli più forti e riusciti anche se con mille cose da aggiustare”.
Il ministro sottolinea che “il welfare è la conquista più differenziante dell’Europa rispetto a qualunque altro sistema mondiale. E noi dobbiamo essere orgogliosi di volere un sistema così organizzato, anche se per più aspetti a rischio e dunque da modificare”.
Poi, chiudendo il suo intervento, Passera ha ammonito a non ”farci prendere dalle tante demagogie, anche subliminali ma che sono pericolosissime, le quali creano aspettative e fanno promesse che non sono sostenibili e realizzabili: non c’è nessuna bacchetta magica”.
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