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Pd, disgelo tra Bersani e Renzi. Via libera alla candidatura del sindaco di Firenze: Basta polemiche, mi fido del segretario

Il Pd apre alla candidatura di Matteo Renzi. L’Assemblea dei democratici ha infatti approvato con 575 sì, 8 no e un astenuto la modifica transitoria dello Statuto che permette ad altri esponenti del Pd, Renzi compreso, di correre alle primarie.
“E’ stato un capolavoro di democrazia”, ha rivendicato il segretario Pier Luigi Bersani. “Il Pd si conferma l’unico grande partito in Italia capace di discutere e poi decidere sul serio”. Quindi rivolto al sindaco di Firenze si concede una nota personale: “Dico una cosa a titolo personale, non lo faccio mai, ma concedetemolo: sono stato veramente ferito dal sentire che qui si cambierebbero regole in corsa per chiudere o bloccare. L’unica regola che si cambia è quella dello Statuto ed è una regola di apertura”.
Prima del voto Bersani replicando all’Assemblea ha chiesto e ottenuto il ritiro degli emendamenti che avevano suscitato polemiche tra i delegati di aree diverse. “Noi dobbiamo arrivare a delle elezioni. I documenti parlano chiaro, dobbiamo discutere con la coalizione, vogliamo discutere lì? La mia indicazione di saggezza è quella di fermarci lì e discutere con gli altri come migliorare le cose”.
“Se noi facciamo le cose per bene ne usciamo bene, e non ci ammazza più nessuno”, ha assicurato Bersani parlando delle regole delle primarie. “Dobbiamo dare alla trasparenza una effettività organizzativa che sia ospitale anche per gli altri di centrosinistra -ha spiegato tra l’altro il segretario del Pd-. Noi abbiamo avuto guai seri, è arrivata anche la magistratura, dobbiamo fare le cose per bene: non possiamo dire che vogliamo fare una cosa di trasparenza e non darci un meccanismo per farlo”.
Nel suo discorso all’Assemblea il segretario aveva spronato i suoi. Di fronte al rischio di “ulteriori balcanizzazioni del sistema politico, all’insorgere di nuovi e antichi populismi”, di fronte a “una voglia generica e potente di rifiuto radicale che corre nel Paese, chiunque abbia a mente tutto questo” sappia “che senza il Pd non c’è possibilità di mettere ordine alle prospettive del Paese”.
“Non dobbiamo avere paura della parola regole, è una bella parola”, ha spiegato poi il segretario parlando delle primarie. “Dopo alcune primarie locali di cui ancora portiamo i segni o facciamo chiacchiere o fatti, se facciamo fatti e decidiamo che un albo ci vuole bisogna trovare le decisioni che lo rendono possibile – ha spiegato il segretario del Pd -. E’ un passo in avanti non per chiudere la partecipazione ma per mettere in sicurezza lo strumento per il futuro e produrre finalmente una possibile relazione non occasionale con un numero enorme di elettori di centrosinistra vecchi e nuovi”. Bersani ha sottolineato: “Certo che un elettore di centrodestra può cambiare idea, ma se partecipa alle primarie ce lo viene a dire, tutto qua. Se gli diamo 21 giorni invece di uno solo gli diamo piu agio”.
“Non si potrà governare senza popolo, non sarà possibile se non ci sarà un recupero della vicinanza tra politica e cittadini”, ha proseguito Bersani aggiungendo che “la fiducia può riprendere, le forze ci sono, ma assieme, mettendoci partecipazione, trasparenza, sincerità e coraggio. Il coraggio di arrivare alla governabilità attraverso la partecipazione consapevole”. “Questo è il senso delle primarie di coalizione, che viene già compreso adesso. Lasciamo stare chi dice che siamo in crisi. Nel fango che investe tutto noi leghiamo il nome a una occasione di scelta e apertura. Questo non ci farà male, ci farà bene. Sempre che si sia capaci noi di guidare noi stessi”.
“Siamo più di quello che possiamo pensare sotto gli occhi dell’Italia ma anche di una larga schiera di osservatori dell’Europa e del mondo. Affido a ognuno di voi la consapevolezza piena di questo: la compostezza, serietà e rigore delle nostre decisioni daranno un segno rilevante delle possibili prospettive dell’Italia, non del Pd“.
“Noi abbiamo voluto Monti, ci siamo caricati di responsabilità non nostre e abbiamo mandato a casa Berlusconi” per questo “noi non abbiamo bisogno di ricevere istruzioni, né per l’oggi né per il domani” circa l’esperienza del governo Monti. “Noi -dice il segretario- prenderemo il meglio di quest’esperienza ma nel pieno sviluppo di una fisiologica democratica e politica che un non solo un diritto, ma anche un dovere per l’Italia”.
“Qui non si fanno giochetti, né si organizzano trappole”, aveva detto Rosy Bindi aprendo l’assemblea del Pd. Non si stanno cercando, aggiunge, “cavilli per coprire la mancanza di una linea politica e non è vero che qui non si sta facendo niente perché tanto le decisioni vengono prese altrove. Noi non siamo una nomenclatura asserragliata in un fortino”.
“Siamo qui per approvare delle regole – ha spiegato la presidente – perché per noi le regole sono importanti”. “Stabiliremo regole di certezza per tutti, perché il voto di ciascuno conta e perché non sia inquinato dal voto di altri. Noi vogliamo che l’esito di questo passaggio sia certo per tutti”, ha aggiunto. “Vogliamo irrobustire il Pd, chi vincerà le primarie potrà davvero guidare il governo del Paese. Ma se dovesse vincere chi nel partito dichiara che stiamo facendo le primarie per il vice premier perché c’è Monti, vorrà dire che il Pd in questo caso dovrà essere ancora più forte”, ha detto ancora. “Noi facciamo tutto questo perché vogliamo vincere”, ha sottolineato ancora Bindi.