La Lega spaccata salva Formigoni: Resto fino al 2015. Ma Berlusconi lo molla: Devi lasciare
La giunta è azzerata. Nei prossimi giorni lavoreremo per una giunta nuova ridimensionata nel numero e in grado di portare avanti le politiche di eccellenza che hanno fatto della Lombardia la migliore regione d’Italia”.
E’ la decisione del governatore Roberto Formigoni comunicata al termine della riunione fiume con il segretario del Pdl Angelino Alfano e il segretario federale della Lega Nord Roberto Maroni.
La nuova giunta, “a cui lavorerò nei prossimi giorni assieme ai due maggiori partiti che mi sostengono – puntualizza il governatore – sarà caratterizzato anche da un programma rinnovato”. Formigoni ha inoltre spiegato di avere avuto “piena e totale disponibilità dai miei assessori nel fare un passo indietro”.
Non solo. “Ho invitato il Consiglio Regionale delle Lombardia a procedere rapidamente a una riforma della legge elettorale con l’obiettivo di eliminare il privilegio del listino bloccato. Questa riforma verrà portata a termine entro la fine di quest’anno”.
Dal Pdl arriva la rinnovata fiducia del segretario Alfano: “Abbiamo deciso che non si può mandare a casa un’amministrazione che ha fatto e lavorato bene. Non si può fare di tutta un’erba un fascio”. Le decisioni assunte questo pomeriggio in via dell’Umiltà “rafforzano la posizione di Formigoni, a cui ribadiamo la nostra fiducia personale e politica”.
Soddisfatto anche il vertice del Carroccio: “E’ stato deciso l’azzeramento della giunta ed è quello che noi avevamo chiesto, ora bisogna andare avanti”. E a chi gli chiese se la Lega avesse richiesto di andare alle urne ad aprile, il segretario risponde di no. “Se Formigoni si fosse dimesso, si sarebbe votato entro 90 giorni e non certo in aprile”, ricorda.
La linea Formigoni era già chiara dalla mattina quando, prima di entrare in via dell’Umiltà a chi gli chiedeva se in seguito agli scandali giudiziari che hanno coinvolto il Pirellone fosse pronto a dimettersi, il governatore aveva risposto di no rivendicando di non aver “commesso nessuno sbaglio. La mia Regione è l’unica che ha i conti a posto” ma, aveva anticipato, ”sono pronto a fare forti gesti di discontinuità. Quello che è successo è molto grave. Zambetti ha tradito la mia fiducia. Ha giurato solennemente due volte che aveva la coscienza pulita, è uno spergiuro, mi ha tradito. Ha tradito la mia fiducia e quella degli alleati”.
Quindi, assediato da tv e taccuini aveva ribadito più volte il messaggio rivolto alla Lega dopo l’ultimatum lanciato ieri: “Voglio capire se Maroni è nella coalizione perché se è dentro decideremo insieme il futuro e faremo insieme questi forti gesti di discontinuità. Si ricordi che simul stabunt simul cadent…”’. Un concetto espresso più chiaramente a inizio giornata quando ospite de ‘La telefonata’ di Maurizio Belpietro su Canale 5, Formigoni aveva avvertito in modo chiarissimo il Carroccio: “Devono decidere: fanno parte di questa alleanza che è nata tre anni fa contemporaneamente in Lombardia, in Veneto e in Piemonte o se ne sfilano? Se si sono sfilati si mettono in una posizione esterna e sarà Formigoni con il Pdl a decidere il da farsi, andremo ad elezioni con una Giunta guidata da Formigoni e assessori completamente nuovi e ovviamente tutto ciò avrà conseguenze anche in Veneto e Piemonte, perché le tre Giunte sono figlie dello stesso accordo politico. Non è un ricatto o una ripicca – aveva chiarito – Nel 2010 Lega e Pdl decisero di presentarsi in alleanza alle elezioni regionali designando due leghisti alla presidenza di Veneto e Piemonte e un pidiellino alla Regione Lombardia.Il patto è uno solo, se qualcuno lo rompe da una parte lo rompe dappertutto.
E nel pomeriggio, alla ripresa del vertice di via dell’Umiltà era arrivato il primo segnale di schiarita: “Abbiamo cominciato a dialogare con Maroni” che, aveva riferito il governatore, ha “un atteggiamento che mi sembra molto positivo”. Atteggiamento positivo che si è tradotto, a fine giornata, in una nuova intesa.
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