Grilli avverte: Il rigore non è finito. Tagliare la spesa per essere più dolci con le tasse
La legge di stabilità nel mirino delle critiche. Da Tokyo, però, il ministro dell’Economia Vittorio Grilli difende il lavoro del governo e avverte “che non si può smettere di essere rigorosi sul taglio della spesa se si vuole essere più dolci sul fronte delle tasse”. Di rigore parla anche il premier Mario Monti che oggi incontrando a Milano la stampa estera ha fatto osservare che l’Italia ha davanti a sé “mesi difficili”.
Il ministro Grilli a Tokyo per l’assemblea del Fmi e della Banca mondiale ha precisato che il nuovo sistema di detrazioni partirà dal 1 gennaio 2013 “dal punto di vista di cassa”. Il taglio delle detrazioni, ha ricordato, vale 1 miliardo di euro, quello di un punto delle aliquote Irfef più basse vale 6,5 miliardi. Ci sono “5,5 miliardi che entrano nelle tasche degli italiani tra riduzione delle detrazioni e diminuzione delle aliquote”.
La legge di stabilità scatena comunque un coro critiche. Il metodo usato dal governo per relazionarsi con le parti sociali “non è degno di un paese normale”, attacca Susanna Camusso, segretario generale Cgil. “Ci hanno spiegato -continua – che la legge di stabilità veniva fatta per evitare l’aumento dell’Iva. La mattina dopo ci siamo svegliati e abbiamo trovato l’aumento dell’Iva. Se il governo non doveva dirci nulla -prosegue il leader Cgil – potevamo evitare di andare a Palazzo Chigi“.
La legge di stabilità “non è equa, dalla parte fiscale alla scuola: la cambieremo”, scrive su twitter Dario Franceschini (Pd) mentre Antonio Di Pietro (Idv) la definisce “il solito giochino di Monti per far pagare il conto ai più deboli. Lui e i suoi ministri rispondono alle lobby finanziarie”.
“Poco chiaro il messaggio sull’Irpef“, secondo Andrea Bolla (Confindustria) mentre per le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli) ”mlgrado le buone intenzioni, il saldo economico per le famiglie e per le fasce più deboli della popolazione rischia di essere pesantemente negativo: Governo e Parlamento possono e devono intervenire per correggere e migliorare le misure previste nella legge di stabilità”.
La Cna, afferma il segretario generale Sergio Silvestrini “apprezza il Governo quando lavora con determinazione alle politiche di rigore, senza rinunciare all’equità sociale e, soprattutto, allo sviluppo e alla crescita. Un equilibrio che oggi non riscontriamo nella legge di stabilità il cui asse centrale pare costruito sul rapporto incrociato fra più Iva e meno Irpef. Uno scambio che non può essere né compreso né tantomeno condiviso”.
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