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Intercettazioni, i pm di Palermo su Napolitano: Il capo dello Stato non è monarca assoluto. Non può godere di immunità come un re

Il capo dello Stato non è un monarca assoluto. E quindi non può godere di “un’immunità assoluta” che può essere ipotizzata “solo se, contraddicendo i principi dello Stato democratico-costituzionale, gli si riconoscesse una totale irresponsabilità giuridica anche per i reati extrafunzionali” e una tale “irresponsabilità finirebbe per coincidere con la qualifica di ‘inviolabile’ che caratterizza il sovrano nelle monarchie ancorché limitate”.
E’ questo, a quanto trapela, uno dei passaggi presenti nella memoria depositata questa mattina alla cancelleria della Corte Costituzionale, memoria con la quale la Procura di Palermo si costituisce in giudizio nel conflitto d’attribuzione sollevato dal Quirinale, nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia per alcune intercettazioni telefoniche registrate tra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino.
L’atto è composto da una trentina di pagine. A depositarlo è stato il professor Alessandro Pace che insieme a Mario Serio e Giovanni Serges rappresenta il collegio difensivo della Procura palermitana. L’udienza si terra’ il prossimo 4 dicembre.
Secondo quanto emerge leggendo gli atti sarebbero inoltre 4 le intercettazioni telefoniche tra il Presidente della Repubblica e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino. Oltre 9 mila invece le telefonate intercettate dalla direzione investigativa antimafia a Mancino, indagato per falsa testimonianza nell’inchiesta che vede coinvolti anche il generale Mario Mori, Calogero Mannino e Marcello Dell’Utri. Si tratterebbe di telefonate intercettate casualmente e che non sono mai state depositate.
”Le indiscrezioni sul numero delle intrecettazioni telefoniche concernenti il Capo dello Stato, le relative date e la loro esatta durata, non provengono da ambienti della Corte costituzionale, la quale ha provveduto a conservare tutti gli atti del procedimento con il massimo riserbo”, precisa la Corte costituzionale. ”Peraltro -prosegue la Consulta- qualche organo di stampa ha dimostrato di essere a conoscenza di tali elementi, che sono contenuti nella memoria di costituzione in giudizio della Procura della Repubblica di Palermo”.
“La memoria depositata da noi alla Corte Costituzionale non è stata fatta oggetto di comunicazione a nessuno per quanto a mia conoscenza”, dice  il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, commentando la nota emessa dalla Corte Costituzionale dopo le indiscrezioni sui contenuti dell’atto dei pm. Il procuratore del capoluogo siciliano ribadisce che “da Palermo non c’è stata alcuna fuga di notizie”.