Elezioni Usa, notte decisiva. Obama tenta il riscatto, candidati testa a testa. Gli errori da evitare, il gioco dei numeri
(di Donatella Mulvoni) Sono più di uno i motivi per guardare stasera il secondo faccia a faccia tra il presidente Obama e Mitt Romney, che si terrà a un’ora da New York, nel campus universitario di Hofstra, a Hempstead. Prima di tutto i numeri. I due candidati alla Casa Bianca, secondo la media dei sondaggi stilata dal sito RealClearPolitics.com, sono in parità assoluta, 47% a testa, con un solo decimo di scarto a favore dell’ex governatore del Massachussets. Poi la modalità: a fare le domande saranno infatti un gruppo di persone considerate ancora indecise e a moderare ci sarà una donna, Candy Crowley. Non capitava da 20 anni che una giornalista facesse da arbitro in un dibattito presidenziale. Ma soprattutto sarà interessante capire con quale atteggiamento i due candidati si affronteranno. Il 3 ottobre a Denver, nel primo dibattito, Obama era apparso stanco, fiacco, poco combattivo. Lo staff in questi giorni ha assicurato un cambio netto di registro: il presidente non sarà aggressivo, come lo è stato Biden con il candidato repubblicano alla vicepresidenza Ryan, ma risoluto, forte, deciso. Mitt Romney invece cercherà di ripetere la prestazione di Denver che gli aveva permesso di recuperare almeno due punti percentuali su Obama. Vuole apparire presidenziale, sicuro nelle risposte, per provare a celare i suoi cambi di posizione riguardo argomenti importanti come: sanità e libertà di scelta in tema di aborto.
COSE DA EVITARE: Per entrambi ovviamente le gaffe, capaci di concentrare l’attenzione mediatica solo su un frase o un pensiero espresso male. Di suo, Obama dovrà stare attento a non fare troppo il “professore”, mentre Romney ci dovrà mettere tutto se stesso per non sembrare distante e insensibile ai problemi della gente comune. Non si disquisirà dei massimi sistemi, ma di cose pratiche. Chi farà le domande, saranno persone che hanno a cuore l’andamento dell’economia, i prossimi passi in politica estera, cosa succederà alle loro pensioni e alla assicurazione sanitaria quando arriveranno a compiere 65 anni (Il Madicare, il programma di assistenza pubblica per gli anziani al centro dei piani di riforma del ticket repubblicano).
SONDAGGI, DATI CURIOSI. Una ricerca realizzata da Abc news/Washington post dice che il 49% degli americani preferirebbe avere Obama rispetto a Romney come babysitter per i loro figli. Il distacco è di 13 punti. La forbice si allarga quando gli intervistati devono decidere chi tra i due potrebbe cimentarsi nel bungee jumping. Il 60% ha risposto Obama, solo il 21% Romney. Alla domanda “chi assumereste come impiegato”, il campione si divide a metà: entrambi sono considerati affidabili.
IO HO VOTATO, TU COSA ASPETTI. Lo stesso sondaggio dice anche che Romney inizia a piacere alla gente. Il 51% lo apprezza, il 44% invece ammette di non vederlo di buon occhio. I democratici sono consci di aver dissipato parte del vantaggio, hanno bisogno di rinsaldare la base, ma soprattutto convincere le persone ad andare a votare, possibilmente prima del 6 novembre, usufruendo della possibilità del voto anticipato offerta da molti Stati. Centinaia di volontari bussano di porta in porta per sensibilizzare gli indecisi. Con questo obiettivo ieri Michelle ha postato su Twitter, la sua foto con in mano la busta del voto. “Non potevo aspettare l’Election Day. Scusate se sono un po’ eccitata, ma il voto per corrispondenza sta viaggiando verso l’Illinois (lo Stato dove è registrata)…Ho votato per mio marito”. Barack invece lo farà di persona, il 25 ottobre. Sono circa 35 gli Stati che prevedono la pratica dell’Earlying Vote, il voto anticipato. Nel 2008, erano circa 40 milioni gli americani che avevano votato prima del 6 Novembre. La maggioranza di questi avevano appoggiato l’attuale presidente.
SCARICA BARILE. Intanto, passato e presente del partito repubblicano sono arrivati a un punto di rottura. George Bush e Mitt Romney infatti si sono scaricati a vicenda. L’attuale candidato alla Casa Bianca fa quasi finta che gli otto anni del presidente texano non ci siano mai stati. L’imperativo è evitare “gli errori commessi nel passato decennio” spiega un al Los Angeles Times, un membro del partito, sotto anonimato. Il messaggio da far passare è preciso: se vincerà, Romney rinforzerà la leadership degli Stati Uniti a livello mondiale, ma userà la forza con cautela, perché sa bene che gli americani si sono stancati di essere in guerra. In altre parola, lui non sarà un “guerrafondaio”, come il l’ex presidente texano, uscito dalla Casa Bianca con due guerre ancora in corso. Dal canto suo, Bush fa spallucce e in un’intervista al New York Magazine, spiega di essere dubbioso sulle chance di riuscita di Romney. Invisibile per i repubblicani, che mai hanno chiesto il suo appoggio, come invece hanno fatto i democratici con Bill Clinton, lui fa finta di non preoccuparsene. Ormai ha un nuovo hobby che lo tiene impegnato, in aggiunta al golf e al baseball: la pittura, soprattutto paesaggi e ritratti di cani.
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