Concordia, conclusa fase dell’incidente probatorio. Schettino: Ho paura che la verità non verrà fuori
Si è conclusa dopo 5 giorni l’udienza per l’incidente probatorio sulla scatola nera della nave Costa Concordia, naufragata il 13 gennaio scorso all’Isola del Giglio. L’udienza, presieduta dal gip Valeria Montesarchio, è iniziata lunedì scorso e si è conclusa oggi, al teatro Moderno di Grosseto, trasformato per l’occasione in aula di tribunale visto il gran numero di avvocati, periti e parti civili.
“In questo incidente probatorio si sono definitivamente accertate le responsabilità del comandante Schettino da noi già individuate nell’immediatezza del fatto”, ha sostenuto il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio. “Questo incidente probatorio – afferma Verusio – ha posto una pietra tombale sulle responsabilità del comandante Schettino” nel naufragio.Per il procuratore capo di Grosseto l’incidente probatorio “ha confermato che la manovra che ha fatto finire la nave sugli scogli non è dovuta a Schettino ma alla mano del buon Dio. L’errore del timoniere, anche se non ci fosse stato, non avrebbe impedito l’urto contro il Giglio“. La Procura così, come previsto, confuta le due principali tesi difensive dei legali del comandante, secondo i quali a determinare l’impatto della Costa Concordia sugli scogli è stato l’errore del timoniere indonesiano che non ha capito gli ordini di Schettino, sbagliando virata; il comandante sostiene inoltre di aver voluto condurre lui la nave accanto al porto dopo il naufragio, e che questa manovra non è stata frutto del caso come sostiene l’accusa.
“Ne usciamo meglio di come siamo entrati”, ha commentato il difensore di Schettino, Bruno Leporatti. “Siamo molto soddisfatti – ha commentato all’uscita del teatro uno degli altri legali di Schettino, l’avvocato Francesco Pepe – proprio perché la nostra intenzione era che tutti i punti venissero portati ed esaminati con grande obiettività, e siamo contenti di poter dire che così è stato”.
Durante l’udienza il gip non ha concesso a Schettino l’autorizzazione a parlare in aula che avrebbe voluto chiarire alcuni aspetti tecnici della perizia. ”Temo solamente che non venga fuori la verità”, ha affermato l’ex comandante a chi gli chiedeva se temesse il carcere.
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