Legge elettorale, premio di maggioranza al 42,5%. Bersani: E’ perché temono la nostra vittoria
Seduta concitata in commissione Affari costituzionali di palazzo Madama dove si allontana l’accordo sulla possibilità di un’ampia condivisione della riforma della legge elettorale. Pomo della discordia, due emendamenti approvati: sulla soglia minima dei voti (42,5%) per accedere al premio di maggioranza (contrari Pd e Idv, favorevoli Pdl-Lega-Udc-Cn-Mpa) e sulle tre preferenze, di cui una di genere.
“In nessun ordinamento c’è una soglia del genere – attacca il vice presidente vicario dei senatori Pd Luigi Zanda – e porla in questi termini significa fissare quella prossima come una legislatura all’insegna dell’ingovernabilità. E’ curioso come Lega e Pd che sono contrari al governo Monti si ricompattino quando si tratta dei loro interessi”.
Per la presidente Anna Finocchiaro, poi, “i lavori in commissione sono compromessi” e “certamente” si è interrotto il dialogo, con chi evidentemente vuole “la riedizione di una strana maggioranza in grado di garantire, magari con un premier tecnico, sia Pdl che Lega”.
Prova a gettare acqua sul fuoco il vice presidente vicario dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello: “Ci sono dei punti ancora da definire, per esempio cosa accade se non si raggiunge quella soglia, né se si parla di soglia in termini di voti o di seggi. Al Pd dico: scendete dalla torre d’avorio e contribuite a trovare una soluzione”.
Rivendica in pieno la ‘ratio’ dell’emendamento il leader Api Francesco Rutelli. “Abbiamo votato una soglia significativa, una soglia base per evitare avventure. Guardate – prosegue – cos’è accaduto in Sicilia: Grillo primo partito, centrosinistra prima coalizione. Quindi, occorre una soglia alta perché il premio vada ad una maggioranza che si candida a governare. Altrimenti è alto il rischio che il primo partito a prendere il premio sia Grillo. Ma qui non si tratta di prendere premi per ‘non governare’. Il premio lo ottieni se hai una coalizione forte, in grado di governare in tempi difficili”.
Il presidente Carlo Vizzini non dispera in un ‘miracolo’, magari sotto forma di riformulazione dell’emendamento da parte del relatore Lucio Malan. “O riusciamo a chiudere entro mercoledì sera oppure slitta a lunedì” dice Vizzini, che esprime il rammarico per un voto che gli sembra “una ferita” rispetto alla possibilità di individuare il consenso più ampio sulla riforma del ‘porcellum’. Vizzini, a quanto si è appreso, aveva proposto di accantonare l’emendamento ma il primo ad opporsi è stato il leghista Roberto Calderoli, seguito dal Pdl.
Uno sviluppo che al Pd ha fatto balenare la ricostituzione della vecchia maggioranza in funzione di una scommessa: una diciassettesima legislatura breve, senza vinti né vincitori, magari con un presidente del Consiglio tecnico. ”Così non ci stiamo, serve governabilità. Qualcuno teme che governiamo noi”, tuona Pierluigi Bersani. ”Sul punto della governabilità noi non cederemo – avverte – Questo Paese è dentro a un sacco di guai e deve essere governato”.
Al segretario del Pd replica Altero Matteoli: ”Bersani vorrebbe governare a prescindere dai voti. Questo non è mai accaduto. Se vuole guidare il Paese dovrà avere i consensi necessari, lo richiede la democrazia”. E Maurizio Gasparri: “Noi il porcellum vogliamo cambiarlo, forse qualcun altro no. Oggi abbiamo fatto un passo avanti. E se avessimo rinviato scrivereste tutti che i partiti non decidono. La verità è che non si può dare un premio al 55% a chi ha preso il 30% dei voti”.
“Si vince quando si ha una netta maggioranza – sottolinea Fabrizio Cicchitto -, presumere di stravincere avendo una ipotesi di una ristretta maggioranza relativa è l’appello ad una forzatura che richiederebbe quindi una minore virulenza polemica”. “La quota che è stata indicata – ha aggiunto – è una quota fisiologica, non è una quota patologica rispetto alla conquista di una maggioranza e di un premio di maggioranza”.
“Basta sceneggiate sulla legge elettorale – scrive su Twitter Pier Ferdinando Casini – Una soglia minima per il premio di maggioranza la chiede anche la Corte Costituzionale. Il Pd, invece di protestare, colga l’ottima occasione per migliorare il lavoro della commissione. Siamo disponibili a ogni ragionevole modifica”.
“Se davvero vogliamo una soluzione seria adottiamo proposta D’Alimonte, premio 10 per cento a prima lista” chiede il senatore Stefano Ceccanti (Pd) che su Twitter si rivolge anche a Quagliariello: “Ma stamattina sull’Unità non avevi aperto a proposta D’Alimonte? Vale ancora?”. E Quagliariello conferma, sempre con un ‘cinguettio’ via web: “Sì vale ancora. Io voglio premio anche al partito se non si raggiunge soglia”. Chiosa il costituzionalista Pd: “Questa è una notizia. Ma allora non si poteva aspettare a votare?”.
Mentre critica duramente quanto è avvenuto oggi al Senato Nichi Vendola. ”E’ andata in scena la ‘Notte dei morti viventi’” commenta il presidente di Sel. “Si è ricostruito il centrodestra sulla base della disperazione e con l’obiettivo di rendere ingovernabile il Paese. Anche Casini evidentemente ha sentito il richiamo della foresta. Della serie – conclude – va’ dove ti porta il cuore…”.
Duro il giudizio anche dell’Italia dei Valori. “L’Idv ha votato perché venisse introdotta una soglia ragionevole e invece – rimarca il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario – è stata votata una soglia irragionevole per consentire che, dopo le elezioni, nessuno vinca e ritrovarsi a Palazzo Chigi un Monti che gli elettori non avranno votato”.
In giornata sul tema della riforma elettorale è intervenuto anche il presidente del Consiglio. Mario Monti ritiene che “tecnicamente sia immaginabile” un intervento del governo sulla legge, ma, aggiunge, “politicamente sarebbe di molto preferibile che quest’opera fosse compiuta dalle forze politiche. Gli stimoli del Presidente della Repubblica – ha affermato ai microfoni della Rai – sono stati costanti, coerenti e incisivi, non c’è che da rammaricarsi del fatto che per ora le forze politiche non siano riuscite a tradurre questo in una nuova legge elettorale”.
Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, rispondendo ai cronisti durante il ricevimento all’hotel Excelsior offerto dall’ambasciatore americano a Roma, David Thorne, in attesa del risultato elettorale presidenziali americane, ha dichiarato a proposito della riforma elettorale: “È un processo che mi sembra sia solo ancora all’inizio. È chiaro che come ha detto anche Monti noi speriamo che la politica faccia la sua parte per arrivare ad una legge elettorale adeguata. Adesso pezzo per pezzo – ha concluso – mi sembra non sia giusto commentare un pezzo”.
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