Cina, parte il 18esimo congresso comunista: No al modello di sviluppo occidentale
Il leader comunista e presidente cinese Hu Jintao ha aperto oggi a Pechino il 18esimo Congresso del partito comunista cinese, sottolineando l’esigenza di riequilibrare l’economia verso una “modernizzazione socialista” e l’aumento della domanda interna. Il Congresso, che durerà una settimana, segnerà il passaggio di consegne tra vecchia e nuova leadership con il vice presidente Xi Jinping che prenderà il posto di Hu Jintao.
Intervenuto davanti ai 2.300 delegati al Congresso, nella Grande sala del Popolo, Hu Jintao ha promesso la prosecuzione di graduali riforme economiche. Giunto al termine della sua leadership durata dieci anni, durante i quali la Cina è diventata la seconda economia del mondo, Hu ha parlato dei “nuovi successi storici” raggiunti, ma ha aggiunto che il Paese deve ora affrontare “opportunità senza precedenti per lo sviluppo, ma anche rischi e sfide finora sconosciuti”.
“Dobbiamo puntare più in alto e lavorare più duramente per continuare a perseguire lo sviluppo in maniera scientifica, promuovendo l’armonia sociale e migliorando la vita della gente”, ha proseguito Hu. La Cina “rimane allo stadio primario del socialismo”, ha avvertito, e deve puntare ad una “modernizzazione socialista” con l’obiettivo per il 2020 di raddoppiare il reddito pro capite della popolazione urbana e rurale rispetto al 2010. Bisogna puntare ad un aumento della domanda interna, come parte di una strategia per diversificare un’economia finora puntata sull’esportazione, e giungere ad un’economia “moderatamente prospera” per il 2020.
La “prospettiva scientifica per lo sviluppo”, in vista di uno sviluppo equo e sostenibile, sarà l’ideologia guida del partito “per lungo tempo”, ha detto ancora Hu, che si è comunque richiamato alle idee dei suoi predecessori Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jiang Zemin.
Poi il leader cinese dice chiaramente che la Cina non intende avviare riforme politiche secondo “il modello occidentale”. Il Paese, ha detto Hu, proseguirà con la graduale riforma del suo sistema politico nell’ambito di quella “modernizzazione socialista”.
Il partito “darà ampio gioco alla forza del sistema politico socialista” e imparerà dai successi politici e culturali di altre nazioni, ma “non copierà mai il modello dei sistemi politici occidentali”.
Lo stesso concetto appare sul Quotidiano del Popolo, il giornale del partito. ” I disordini sociali causati dalla terapia shock in Russia, le radicali riforme in America Latina e quei paesi africani che hanno copiato gli Stati Uniti mostrano che una servile imitazione della democrazia occidentale porta al disordine”, si legge.
Quello delle riforme politiche è un nodo centrale per il futuro della Cina, che ha assistito a una crescita economica spettacolare durante il decennio guidato da Hu, accompagnato però da un forte divario fra ricchi e poveri, una corruzione dilagante e la crescita di proteste popolari per i diritti negati.
Il Congresso, all’indomani della riconferma di Barack Obama alla Casa Bianca, è seguito con attenzione perché disegnerà la leadership della Cina del domani. Secondo un copione già previsto, Hu Jintao sarà sostituito alla guida del partito da Xi Jinping, che in marzo diventerà anche presidente della Cina. mentre il primo ministro Wen Jiabao lascerà l’incarico al suo vice Li Keqiang.
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